“Buonasera, mi chiamo Eva, sono una studentessa di Economia di Unipa”. Inizia così il duro sfogo di Eva, una studentessa dell’ateneo palermitano che ha deciso di inviarci questo messaggio nella speranza di potere “raggiungere” i piani alti di Palazzo Steri. Nella lettera traspare rabbia e frustrazione per un’università incapace di ascoltare gli studenti e quindi di alzare i propri standard qualitativi.
“Come gran parte dei colleghi, sono contrariata a sentire le affermazioni del rettore Midiri che chiede agli studenti di non abbandonare l’Università di Palermo dopo la triennale, che parla di un futuro roseo per Unipa, di un ateneo sano, di servizi efficienti. E resto disgustata dal fatto che dopo pochi mesi dalla sua elezione il primo pensiero è quello di aumentare gli stipendi!”.
Eva quindi racconta: “Sono iscritta ad Unipa da diversi anni, e ormai mi sono rassegnata al fatto che, come è noto, la nostra università non eccelle per infrastrutture e, men che meno per servizi – spiega – Nel periodo della pandemia non ho più avuto modo di frequentare viale delle scienze, tuttavia ho continuato ad assistere ad incessanti disservizi, soprattutto in merito alla comunicazione di notizie indispensabili per gli studenti”.
Un problema ormai annoso: “Ad esempio, spesso le date degli appelli vengono pubblicati solo un paio di giorni prima dell’inizio degli esami, cosa che non ci permette di organizzare bene né lo studio delle varie materie né la nostra vita, come se noi studenti non dovessimo avere una vita sociale, lavorativa o, peggio ancora, una malattia”. “Oppure – aggiunge Eva – spesso a pochissimi giorni dal primo appello, non conosciamo la modalità di esame (in presenza, online, scritto, orale) e questo ci impedisce di prepararci al meglio, perché alcune materie, come quelle matematiche, necessitano un metodo di studio diverso a seconda se l’esame è scritto o orale. Inoltre, tante, troppe volte, i docenti non rispondono alle nostre email o alle nostre richieste di chiarimenti, ignorandoci o rispondendoci con un semplice “non lo so”.
“Non parliamo poi degli immancabili disservizi e inefficienza della segreteria studenti.
Nonostante tutto ciò i loro stipendi aumentano, così come le nostre tasse, i loro disservizi e il degrado all’interno del campus. Oggi sono tornata in viale delle scienze e sono rimasta estremamente disgustata e indignata dalle condizioni dell’Università che pago per non avere alcun minimo servizio decente!
Ho trascorso la mattinata alla facoltà di economia (edificio 13) per sostenere un esame, al termine del quale avevo la necessità di andare alla toilette. Mi reco alla toilette delle donne al primo piano dell’edificio e oltre a trovare il bagno sporco, impolverato e maleodorante, trovo il water e la cassetta dell’acqua del wc sporchi di una sostanza color rosso ruggine, con tutta probabilità, proveniente dallo scaldabagno (posto sopra il water) anch’esso sporco di questa sostanza color ruggine. Disgustata e sconvolta, decido di andare alla toilette del piano terra, anche qui il bagno lo trovo sporco e impolverato, appena più decente del precedente”.
“Ovviamente, come sempre, nessuna traccia di carta igienica né di sapone. Stupida io, che avevo la vana speranza di trovare almeno il sapone dato il periodo pandemico, ma forse più che del covid dovremmo aver paura di altri tipi di patologie andando in toilette in tali condizioni. Sottolineo che sono andata in bagno alle 10 di mattina in una giornata in cui non ci sono lezioni ma solamente esami con un numero limitato di partecipanti. Per distrarmi e rilassarmi un po’ decido di fare una passeggiata. Inizio a guardami un po’ attorno e noto che, nei pressi della facoltà di economia e di quella di lettere, i marciapiedi sono pieni di erbacce, anche piuttosto alte. Le aiuole che delimitano gli stalli posti di fronte alla facoltà di lettere sono, uno pieno di sterpaglie alte quasi quanto una persona, l’altra con erba alta quanto un campo di grano.
“Sempre più rammaricata e indignata, mi sposto verso il parco che si trova di fronte la facoltà di lettere e di economia. Subito noto un ramo caduto, erba alta e, più avanti un albero spezzato e pericolante. Mi dirigo verso il parco che c’è di fronte all’edificio 19, ovviamente anche qui erba alta e il ramo di un albero ad altezza viso lungo il sentiero (l’altezza sarà 130-140 cm circa)”.
“Delusa, amareggiata, indignata, disgustata, decido di interrompere questa passeggiata che mi stava facendo più male che bene. Mi domando se solo io noto questo degrado. Se i colleghi, i rappresentanti degli studenti, i sorveglianti, i docenti, gli amministrativi, i responsabili di dipartimento, e soprattutto il magnifico rettore vedono ciò che ho visto io oggi. Mi sale la rabbia quando leggo le affermazioni del magnifico Midiri, che chiede agli studenti di non smettere di pagare l’iscrizione in un posto ricco di disservizi, sporcizia, degrado e abbandono; che aumenta gli stipendi di chi fa male e sempre peggio il proprio lavoro; che dice che il nostro ateneo è sano, con servizi efficienti e un futuro roseo.
“Ebbene, vorrei poter dire a Midiri: Caro rettore, forse dovrebbe guardare un po’ più attentamente l’ateneo che governa, magari provi a farsi un giro nel campus, visiti gli spazi e le aule dei vari edifici, controlli se sedie e banchi sono sani, se i dispositivi in dotazione sono funzionanti, chieda a chi usufruisce dei servizi dell’ateneo se li reputa validi. E, la prego, si metta nei panni di chi ogni anno paga tasse che continuano ad aumentare, per avere ciò che può vedere con i suoi occhi. Grazie per aver letto il mio sfogo”.