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Design, cinque oggetti-simbolo per valorizzare il percorso arabo: in collaborazione con Architettura


Ripensare una Palermo diversa facendo leva sul percorso arabo-normanno. Riuscire a far percepire concretamente l’itinerario dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, attraverso un’operazione di comunicazione che racconti un’eredità storica quasi sconosciuta al grande pubblico.

Sono questi alcuni degli obiettivi di Laboratorio Palermo, movimento culturale animato dallo storico dell’arte Philippe Daverio, che punta sul design per far scoccare una scintilla capace di risvegliare la città.

Grazie alla collaborazione con il Laboratorio di disegno industriale del Corso di Studi in Architettura verranno realizzati cinque oggetti-simbolo ispirati all’arte arabo-normanna, da mettere sul mercato come merchandising museale.
A sostenere gratuitamente l’iniziativa le aziende che hanno aderito al Laboratorio tenuto dal professore Dario Russo.

Nelle fabbriche di cinque imprese che lavorano materiali diversi nasceranno infatti altrettanti prototipi, già selezionati tra quelli proposti dagli studenti.

Ovvero un fermacarte in marmo, un segnalibro in metallo, un puzzle tridimensionale in Pla (plastica 100% biodegradabile), un tappeto dal design innovativo e un gioco del truffatore (dadi e “tre carte”) in un contenitore di legno a forma di Cubula.

«Più che sull’oggetto – spiega Daverio – Laboratorio Palermo sta lavorando sulla percezione e sulla comunicazione, perché dobbiamo essere in grado di raccontare l’arte arabo-normanna. Alcuni dei monumenti che fanno parte dell’itinerario oggi non sono riconosciuti nitidamente, penso ad esempio alla Cuba. Per il momento il percorso arabo-normanno viene inteso come un’isola pedonale in cui la gente cammina felice quando il tempo è bello. Il che di per sé è già una buona cosa, ma occorre di più. Occorre un’operazione di presa di coscienza e percezione. Il contributo degli studenti universitari in termini di progetti, disegni, video che possano diventare minimamente virali è determinante. È necessario inventare una sorta di mito che generi focolai e piccoli entusiasmi: l’inizio di un movimento che crei anche le condizioni per ripensare una Palermo nuova».

Sulla stessa scia Riccardo Culotta, trait d’union tra il movimento culturale e il Laboratorio di disegno industriale, che aggiunge: «Valorizzare il percorso arabo-normanno non è l’unico obiettivo di Laboratorio Palermo. Vogliamo essere situazionisti e agitatori, creare un cortocircuito culturale per dare una scossa alla città».

«Trovo molto interessante l’idea di Philippe Daverio – conclude il professore Russo –. È importante che, oltre a progetti squisitamente aziendali, nel mio Laboratorio ci sia una parte dedicata all’approfondimento teorico-culturale. Un momento di pura evasione concettuale. Nondimeno, tutto ciò porterà a prodotti concreti – fortemente identitari – che le aziende hanno deciso di realizzare, cogliendo l’importanza socio-culturale del progetto».

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