A volte per capire quello che ci sta capitando la fantascienza è il modo migliore. Nel 1954 lo scrittore americano Fredric Brown pubblicò uno di quei suoi racconti brevissimi e fulminanti che lo resero famoso. Era intitolato semplicemente Answer, La Risposta. Va notato che il 1954 è una decina di anni prima del primo personal computer, quindici prima del primo collegamento di quella che sarebbe stata la rete Internet, trentacinque prima dell’idea originale del web. Ed anche due anni prima del famoso seminario di Dartmouth in cui per la prima volta venne usato il termine intelligenza artificiale per indicare la capacità delle macchine di pensare. Insomma, nel racconto un tale, collegando tutti i computer di tutti i pianeti dell’universo, costruisce una macchina in grado di dare tutte le risposte. La prima domanda che gli pone è: Esiste Dio? Risposta: Adesso sì.
Ecco, per capire la portata di quello che sta capitando con Chat GPT e le altre intelligenze artificiali generative con cui milioni di persone dialogano ogni giorno, questo racconto spiega moltissimo del nostro stupore, della fascinazione. Siamo all’alba di una nuova era e nessuno sa davvero come cambieranno le cose, ma quello che sentiamo di poter affermare è che sta per cambiare tutto. Abbiamo per le mani uno strumento, una tecnologia potentissima che dovremo cercare di usare per il bene comune ma non è detto che accada. Il fatto che in questi giorni si susseguano aneddoti con dialoghi surreali o sballati o superficiali non vuol dire molto: questi algoritmi sono fatti per imparare dai propri errori.
Migliorano. Quanto alle sciocchezze: si racconta che anche quando Guglielmo Marconi fece le prime strabilianti dimostrazioni del telegrafo senza fili, che poi sarebbe diventato la radio, i suoi ospiti lo usavano per mandarsi messaggi irrilevanti o sciocchi. Ma qualche anno più tardi i naufraghi del Titanic si sarebbero salvati grazie a questa tecnologia, e il mondo sarebbe cambiato per sempre.