Gli effetti della pandemia sulle relazioni sociali sono evidenti a tutti. Tra scorte di lievito e lezioni online, ci siamo resi conto di aver perso ciò che davamo per scontato. Come se ciò non bastasse, il distanziamento sociale ha notevolmente influenzato il nostro modo di vivere insieme. Un recente studio ha valutato l’effetto che le attuali restrizioni avranno sulle relazioni umane, presenti e future.
Lo studio sugli effetti della pandemia
La ricerca è stata condotta dall’Università di Oxford e pubblicata lo scorso agosto sulla rivista scientifica royal society publishing. Spiega perché ci sentiamo a disagio dopo una prolungata inattività sociale. Come afferma Robin Dunbar, psicologo evoluzionista, alla base dei nostri comportamenti ci sono degli schemi sociali ancestrali che si possono riscontrare anche negli altri primati. Per molti di loro, ad esempio le scimmie, fare parte di “un gruppo stabile” significa assicurarsi protezione dai predatori e dai rivali. Ciò spiega perché diamo tanto peso alle nostre amicizie più strette. Ma come sappiamo, anche il più saldo dei legami richiede molte attenzioni.
“La qualità di una rete sociale umana” spiega Dunbar “è una conseguenza di come scegliamo di investire il nostro tempo”. In altre parole, il tempo che siamo disposti a dedicare alle nostre amicizie determina la loro qualità. E il contatto gioca un ruolo essenziale. Nelle scimmie, ad esempio, il particolare atto di spulciarsi produce il rilascio di endorfine. Il senso di appagamento che ne deriva è simile a quello provocato dagli oppiacei. Per questo tale comportamento è decisivo nella creazione, o rafforzamento, di un legame. “L’effetto delle endorfine ha una durata breve” aggiunge lo psicologo “dunque bisogna continuare a stimolare la loro attivazione”. Come questa pratica diffusa tra i primati, anche il contatto umano (principalmente fisico) stimola la produzione di endorfine.
Cosa succede però se si trascurano le nostre relazioni e se si riduce notevolmente il tempo dedicato alla vita sociale?
L’esperto spiega che “le amicizie, se non curate, possono deteriorarsi molto velocemente. Bastano solo tre mesi”. Per fortuna, i rapporti già solidi non dovrebbero subire tanti danni. Dunbar ci rassicura (in parte): “Per la maggior parte di noi, questo periodo rappresenterà una triste ma temporanea frustrazione”.
Bisogna però considerare che non tutti i legami sono robusti. Esistono i rapporti marginali, come le semplici conoscenze. Quelle che dopo un periodo di lunga inattività sociale sono destinate “ad essere sostituite dai nuovi incontri”, aggiunge lo psicologo.
E quando non è possibile fare nuovi incontri?
Dobbiamo considerare la difficoltà di consolidare un rapporto, di qualunque tipo, senza un minimo di contatto fisico. Perché non esistono soltanto i legami già creati, ed è importante sapere che ce ne saranno altri. Come i nostri cari antenati avevano bisogno di stare in gruppo per salvarsi letteralmente la pelle a vicenda, oggi abbiamo bisogno degli affetti per affrontare le avversità. È nella nostra natura. Per questo i social si rivelano fondamentali, ora più che mai. Tuttavia, anche se abbiamo imparato a tenere alcuni rapporti in “stand-by”, altri, come le relazioni amorose, risultano molto più difficili da gestire a distanza.
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Inoltre, sembra che gli effetti della solitudine pesino maggiormente sugli introversi. A confermarlo è un’indagine australiana, pubblicata a settembre nella rivista Frontiers in Psychology.
Nell’immaginario collettivo, gli introversi gioiscono nel momento in cui possono evitare il contatto con altre persone. “Alla luce delle numerose documentazioni, questa convinzione risulta illogica” spiega Maryann Wei, autrice dello studio. “Il fatto che gli introversi non si pronuncino sulle restrizioni non significa necessariamente che ne stiano beneficiando” aggiunge. Questo atteggiamento suggerirebbe anzi la loro tendenza a sopprimere e/o non comunicare le proprie emozioni. La psicologa ha riscontrato una maggiore sofferenza (talvolta sfociata in ansia e depressione) nei soggetti più introversi. Come ha scritto Arwa Mahdawi, giornalista del The Guardian, “Solo perché non ci esprimiamo, non significa che tutto va bene”.
Ad ogni modo, questa situazione e gli effetti della pandemia e dell’isolamento sono momentanei. Non ci resta che prenderci cura di noi stessi, dando valore anche alle più piccole cose. Suddividere la nostra giornata in compiti da fare è un inizio. Tenerci attivi, facendo brevi passeggiate o coltivando gli hobby che amiamo di più. Questo ci aiuterà ad andare avanti senza troppi sforzi. Così come aprirci con le persone più care e darci supporto a vicenda. Anche a distanza. Avremo tempo per rincontrarci tutti al bar, per brindare e festeggiare. Per adesso, accontentiamoci di quello che ci resta. Apprezzeremo molto di più il ritorno alla normalità.