In Turkmenistan si fa finta di nulla
- Il Turkmenistan è un paese in cui vige una dittatura mascherata da repubblica: l’emergenza coronavirus viene affrontata in modo singolare
- Il paese ha una libertà di stampa pressochè assente e nessuno si azzarda a contraddire quanto deciso dal governo
- I corrispondenti stranieri sono rari e stanno riferendo del clima di terrore instaurato in questo periodo
Sulla carta dovrebbe essere una repubblica presidenziale, ma di fatto è una vera e propria dittatura. Stiamo parlando del Turkmenistan, un paese di cui si parla sempre pochissimo (quasi per niente) e che ora è al centro delle cronache internazionali per il modo singolare con cui sta affrontando l’emergenza coronavirus. L’ex repubblica sovietica confina con due nazioni non proprio tranquille come Iran e Afghanistan e nel suo territorio si sta quasi facendo finta che non ci siano problemi dal punto di vista sanitario.
L’unico provvedimento messo in atto dal governo locale è un servizio telefonico per spiegare ai cittadini i dettagli della pandemia. Per il resto è stato instaurato un autentico clima di terrore. La parola “coronavirus” non può essere proprio pronunciata e l’obiettivo è quello di non creare il panico tra la popolazione con la censura. In effetti, il Turkmenistan non ha neanche un giornale indipendente e le informazioni vengono vagliate dal governo prima della pubblicazione ufficiale.
Un vero e proprio tabù
La notizia del coronavirus impronunciabile si è diffusa a macchia d’olio e il presidente Gurbanguly Berdimuhamedow ha deciso di istituire il servizio telefonico per metterci una pezza. Il Turkmenistan ha smentito il divieto, anche se qualcosa non torna. La parola coronavirus non compare nemmeno una volta nei depliant informativi, ormai è diventata un tabù e la gente si guarda bene dal pronunciarla.
Come se non bastasse tutto questo, i corrispondenti stranieri assicurano di aver visto poliziotti in borghese impegnati ad arrestare chiunque indossasse una mascherina contro il contagio. D’altronde non ci si può attendere molto altro da una nazione in cui le libertà civili nel paese sono represse come in pochi altri posti al mondo, e oltre al culto del presidente sono imposte severe restrizioni alla stampa. Il silenzio sarà pure d’oro, ma in questo caso è anche pieno di paura.