L’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia riporta dati preoccupanti rispetto alla situazione precaria dei dottorandi in Italia.
La pandemia ha lasciato dietro di sé pesanti conseguenze nel mondo dei dottorati di ricerca italiani, figure di “avviamento” alla carriera accademica già profondamente precarie. La situazione, dopo il Covid-19, non ha fatto altro che peggiorare.
I dati sui dottorati di ricerca in Italia
L’indagine dell’ADI ha coinvolto circa il 12% della popolazione di dottorandi e dottorande in Italia, divisi tra Nord, Centro e Sud. Riguardo al costo della vita, e tenendo conto dei 1200 euro percepiti in media, si nota che solo chi risparmia anche sulla stanza, magari condividendola, può mantenersi in città. Milano esclusa. Mentre se si rapportano i 1130- 1390 euro ancorati al costo della vita, le disparità con altri Paesi europei sono evidenti. Rispetto alla Francia e alla Spagna, le borse di dottorato italiane sono inferiori del 20%; del 30% se si prende in considerazione la Germania; del 50% per la Danimarca fino ad arrivare all’80% per i Paesi Bassi, con borse che oscillano tra i 1700 e i 2060 euro.
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Ansia e depressione
Le cose non migliorano neanche prendendo in riferimento il rapporto con l’ambiente di lavoro. Per l’insieme di questi fattori, i livelli di depressione e tristezza sono allarmanti, toccando addirittura il 41,5%. Inoltre, i giovani dottorandi, tra i 25 e i 30 anni, hanno riportato livelli di ansia quasi al 60% e uno scetticismo sul proprio futuro per circa il 40% di loro, quasi uno su due.