Fare street art significa parlare a tutti, rubare l’arte ai ricchi per darla ai poveri: è la convinzione profonda di Banksy, l’anonimo writer britannico che spopola sui social e strappa cifre a sei zeri quando si tratta di mettere le sue opere all’asta.
Nato e cresciuto a Bristol, Banksy si prende gioco del mercato e della politica: con la sua ironia divertita e feroce, non risparmia mai i potenti. I muri delle città di mezzo mondo sono pieni di suoi disegni, ma in Italia?
Banksy in Italia: dove si trovano le sue opere
Senza considerare i musei e gli eventi espositivi, in Italia ci sono soltanto due opere di Banksy: una a Napoli e una a Venezia. Nella città di Cyop&Kaf, Spoke, Santo Diego e Jorit, è spuntata nel 2010 la Madonna con la pistola, dipinta in una notte in piazza Gerolomini, su via dei Tribunali, sulla parete che collega la bottega di un antiquario ad una piccola edicola votiva. La pistola al posto dell’aureola denuncia il legame contraddittorio tra la criminalità organizzata e la religione. È protetta da una teca, custodita dalla pizzeria Dal Presidente e da Antonio Mellino, conosciuto in città come Agostino ‘o pazzo (in omaggio al pilota campione delle due ruote Giacomo Agostini), il motociclista anarchico famoso negli anni Settanta per le scorribande acrobatiche nel cuore di Napoli.
La copertura in vetro è servita a salvare il lavoro di Banksy da danni, incuria e vandalismo: l’operazione non è stata finanziata dal Comune, come chiesto da una petizione online che ha ottenuto subito migliaia di firme, ma da privati cittadini e negozianti della zona. Lo street artist, infatti, aveva realizzato anche un’altra opera in città, poco distante, in via Benedetto Croce, all’angolo con via San Sebastiano, di fronte al chiostro di Santa Chiara: la Madonna con Coca-Cola, panino e patatine di McDonald’s. Un lavoro certosino: Banksy non ha toccato gli elementi in piperno incassati nel muro, disegnando esclusivamente sulle aree di intonaco circostanti.
Le altre opere di Banksy in Italia
Quella libera rilettura dell’Estasi di santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini, grido d’allarme del consumismo imperante e del turismo divorante in una città ricca di tradizioni, non ha fatto in tempo a diventare famosa. Nel 2010, lo stesso anno in cui Banksy ha disegnato la Madonna con la pistola, un writer ventenne napoletano chiamato Hes, appartenete alla crew BNS, ha coperto la Madonna con la Coca-Cola con il suo tag a grandi lettere in argento. Complice il buio pesto, non il vandalismo o la volontà di “crossare” un rivale così famoso. A nulla sono valse le scuse successive e il pentimento per aver cancellato una traccia importante del passaggio di Banksy a Napoli.
La seconda opera di Banksy in Italia si trova a Venezia, si chiama Migrant Child ed è apparsa tra l’8 e il 9 maggio 2019 sulla parete di un muro, durante i giorni di preview alla Biennale. Il murale si trova tra campo San Pantalon e campo Santa Margherita, nel sestiere di Dorsoduro, e lo si può osservare a livello dell’acqua salendo sul ponte che parte dal campiello. Il soggetto è un bambino spaventato, sopravvissuto ad uno sbarco, vestito con un giubbetto salvagente e i piedi che affondano nella laguna. Nella mano sinistra stringe una torcia segnaletica che sprigiona una scia di fumo rosa fluorescente.
Lo street artist più famoso del mondo mette in evidenza ancora una volta tutte le contraddizioni dell’arte e del capitalismo, del turismo di massa e della società moderna: il bimbo naufrago cerca di richiamare l’attenzione dei visitatori sul fenomeno migratorio, proprio nel periodo in cui in città c’è maggiore affluenza di turisti per la Biennale. Negli stessi giorni, Banksy svela pure Venice in Oil, una serie di nove dipinti ad olio che raffigurano una grande nave da crociera: una di quelle che transitano davanti a San Marco e lungo il canale della Giudecca.
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L’installazione situazionista a piazza San Marco è particolarmente ironica: un finto pittore di strada, con cappello calato sugli occhi, sciarpa, giacca blu e giornale aperto, propone i suoi quadri ai passanti, mettendo nel mirino la rassegna internazionale d’arte più antica e prestigiosa al mondo. In fondo Venezia, già sinonimo di esclusività, è ancora più elitaria nei giorni della Biennale. “Per qualche ragione, non sono mai stato invitato”, scrive l’artista pubblicando il video della sua performance sui social.
I quadri esposti in laguna ritraggono gli scorci più suggestivi della Serenissima: tutti inquinati dalla presenza ingombrante di una gigantesca nave da crociera. I dipinti sono sorretti da una struttura su ruote, alla base di un cavalletto è attaccato un cartellino con la scritta Venice in Oil. Dopo l’intervento dei vigili urbani, che invitano l’artista a spostarsi perché non in regola con i permessi, la performance riprende in via Garibaldi e di fronte all’Hotel Danieli.
Il legame tra Banksy e Venezia continua a essere controverso. Col passare degli anni, Migrant Child si sta deteriorando a causa di umidità, salsedine e alta marea. Il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha annunciato il restauro finanziato da una fondazione bancaria in accordo con i proprietari del palazzo, non è ancora chiaro se tenendo lì il dipinto o staccandolo. I writer veneti e l’associazione degli architetti veneziani sono contrari all’operazione.
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“Opere di questo genere non devono essere restaurate perché la natura della street art è effimera”, spiega Peeta. “Mettere mani a un’opera significa cambiarla, piuttosto cercherei di conservare l’esistente. Il senso è che ha un decadimento. L’autore è Banksy, la sfida dovrebbe essere richiamarlo. Non è morto, è vivo e lavora: il muro è di Venezia, ma l’opera appartiene all’artista”, aggiunge Boogie.
Gli architetti veneziani sono dello stesso avviso: lo spirito del disegno “è che nel tempo venga sommerso dall’acqua e faccia, ahinoi, la stessa fine dei tantissimi bambini che in questi ultimi dieci anni sono morti nel Mediterraneo”. Per i professionisti, bisogna rispettare la “caducità” dell’opera perché i graffiti nascono per essere esposti alle intemperie, “con il conseguente deterioramento e la distruzione naturale”. “Questo è il significato che emerge anche da questa opera di Banksy, che è un attivista politico che opera per risvegliare le coscienze, o forse sarebbe meglio dire le incoscienze, del nuovo millennio”, concludono gli architetti.