Come molti di voi sapranno, a Giurisprudenza alcune lezioni si tengono all’ex cinema Edison. Per arrivarci, dalla sede della Facoltà in via Maqueda, bisogna attraversare il quartiere di Ballarò.
Le strade sono luride, scivolose e sconnesse. E accanto a case diroccate, crollate o in procinto di esserlo, chiese e palazzi antichi e meravigliosi. Alcuni perfettamente in piedi, altri che necessitano di ristrutturazione e restauro.
Ma non si nota nulla di tutto questo a Palermo. Fanno sì che tu stia attento a dove metti i piedi, in quella pozzanghera piuttosto che in quel cumulo di spazzatura, così tieni gli occhi bassi e non ti accorgi del degrado che ti circonda, che è molto più grave.
Non ti accorgi, ad esempio, delle facciate sei-settecentesche utilizzate come stendi panni da chi, molto probabilmente, abita accampata lì, dietro quelle rovine.
E anche sui giornali scrivono pagine e pagine sulle buche, la spazzatura e i sottopassi. Come se fossero queste le cose per cui scandalizzarsi di più.
Io, tra una lezione e l’altra, dovrei passeggiare in mezzo ai turisti. Invece, devo stare attenta a dove metto i piedi per non cadere, tenermi stretta la borsa e cercare compagnia per la trasferta.
E camminare in fretta, che non si sa mai.
quello che dici è vero ma il fatto che un luogo si abbandonato non significa che sia pericoloso, ballarò è un non luogo della città di palermo, dove tutto è possibile dove tutte le razza presenti nella città si incontrano con la loro cultura e stranamente riescono a convivere ed ogni tipo di commercio illegale è perpetuato, naturalmente a favore di molti palermitani che lo frequentano.
Anche questa è cultura!…
In realtà, il Centro Storico meriterebbe di essere curato maggiormente. E’ uno dei più belli d’Europa ma è trattato davvero malamente.
mai sentita un’analisi tanto banalizzante e superficiale…alza lo sguardo verso le meravigliose cupolette delle Chiese del quartiere, o anche al mercato, colorato, meraviglioso… Oltre le balate (che sono storia anch’esse) c’è la vita…quella a cui si deve guardare… l’intercultura, il “non luogo” che è diventato e che è bello che sia…