La Paura dei rientri dei fuorisede
Si preannuncia, come ogni anno, un nuovo esodo pre natalizio verso il sud Italia. E così i giornali sono pieni di titoli allarmistici: L’esodo, la grande fuga dal Nord, gli aerei e i treni strapieni, 70mila agenti sulle strade. Come se i fuorisede fossero schegge impazzite o untori seriali che vanno in giro ad abbracciare chiunque e a infestare di Covid le regioni del Sud.
Noi non ci stiamo a tacciare come untori i fuorisede e a puntare il dito contro di loro. Troppo semplice farli diventare il capro espiatorio di una situazione nazionale in bilico tra il collasso e la sopravvivenza. Lo Stato è assente ma ha paura dei rientri.
Mezzi di trasporto sold out
Treni, bus e voli già prenotati e pieni. Tutti i biglietti del weekend del 18 dicembre sono già esauriti. L’assalto agli acquisti era cominciato già il 2 dicembre, alla vigilia del varo del nuovo decreto, quando c’erano state le prime anticipazioni. Poi il 3 la conferma: a partire dal 21 dicembre divieto di spostamento tra regioni. L’annuncio viene dato dal premier Giuseppe Conte, con la motivazione di evitare gli assembramenti familiari di Natale. E da li il panico per migliaia di famiglie che avevano deciso di riunirsi e la corsa alle prenotazioni.
Le preoccupazioni “da coccodrillo” sull’esodo
Un dato preoccupante per molti, se si considera che proprio nelle feste di Natale si rischia di perdere l’effetto delle chiusure e della suddivisione in zone, che ha fatto scendere l’Rt nazionale con il pericolo che a gennaio ci ritroveremo a combattere con una terza ondata e con lo spettro di un nuovo lockdown generale.
Ma il governo pensava che vietando dal 21 gli spostamenti, prima di quella data non si sarebbe mosso nessuno?
L’analisi della ratio con cui è stato scritto il nuovo DPCM non spetta certo a noi farla ma l’analisi della situazione va fatta in maniera più profonda. Troppo comodo fermarsi alla superficie. Ricordiamoci che i fuorisede pagano di tasca loro viaggi costosissimi (da sempre in occasione delle feste, non solo quest’anno). I fuorisede pagano di tasca propria i tamponi per evitare di infettare la famiglia e si barricano in casa, per settimane, prima di partire. Certo, è possibile che non tutti i fuorisede siano ligi alle regole, ma è più comprensibile un giovane che al rientro in famiglia esce per abbracciare i suoi cari, che uno Stato che detta regole incerte, bizzarre e, sicuramente discutibili.
Fuorisede. La realtà, però, è un’altra.
Nessuno dice, ad esempio, che i treni viaggiano a una capienza ridotta, al 50 per cento, e che quindi è normale che si riempiano facilmente. E poi trascorrere il Natale con la propria famiglia, dopo mesi di reclusione in casa, è un desiderio più che legittimo, non certo un capriccio. Inoltre la maggior parte dei ragazzi che rientrano al Sud rimangono a casa nelle ultime due settimane prima di partire, e si sottopongono sempre a un tampone appena giunti a destinazione.
In molti casi, proprio i fuorisede che rientrano in famiglia sono i più rispettosi delle regole, vedono gli amici più intimi solo se strettamente necessario (e sempre con mascherina) e hanno paura di infettare i genitori, nella stragrande maggioranza anziani o con patologie. Chi vuole sottoporsi poi al tampone molecolare o ai tamponi rapidi deve pagare di tasca propria tutto perché nessun sostegno è previsto da parte di uno Stato che chiede prudenza ma non fornisce strumenti, soprattutto a chi non ha le possibilità economiche per pagare un tampone 50 euro, quando va bene. Insomma, una prudenza a spese degli altri. Troppo comodo.
Eppure con responsabilità e buonsenso si può fare tutto. I nonni non si abbracciano, si resta con le mascherine in casa. Dimostrare amore, oggi, significa non abbracciarsi, non baciarsi, prestare massima attenzione fuori e dentro casa. E i fuorisede questo lo sanno benissimo.
Quello che viene da chiedersi, invece, è come mai lo Stato non si sia preoccupato di gestire, in maniera controllata, un prevedibile e legittimo “esodo” verso il Sud.
Anche quest’anno si ripresenta l’incresciosa situazione dei costi proibitivi dei biglietti di aerei e treni. L’anno scorso ci ha dovuto pensare un ragazzo di 25 anni a organizzare un bus a prezzi accessibili (poi totalmente azzerati grazie agli sponsor) per consentire ai terroni di tornare a casa. Lo Stato era, ed è, assente. Pandemia o normalità il risultato è sempre lo stesso.
Senza contare che l’esodo dei migliaia di giovani dal sud al nord per trovare una occupazione dignitosa e consona al proprio percorso di studi, non lo hanno certo voluto i fuorisede. Che soffrono tutto l’anno la condizione di trovarsi lontani dalla propria terra e dai propri affetti. La maggior parte di loro è stata costretta alla fuga, per mancanza di opportunità, di serietà, di meritocrazia.