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Estate, i ristoratori senza personale: “I giovani preferiscono il reddito al lavoro”


Se già gli imprenditori del settore balneare avevano denunciato il fatto che mancassero lavoratori pronti per la stagione, che è ai blocchi di partenza, adesso anche i ristoratori avvertono la stessa emergenza. “I giovani preferiscono il reddito di cittadinanza”, bollano così alcuni commercianti che in questi giorni sono andati alla ricerca disperata di personale stagionale.

All’appello mancherebbero, secondo alcuni esperti in settore, chef, barman e camerieri. Mansioni lavorative che si aggiungono alle risorse utili per i settori estivi. Per alcuni gestori la colpa è principalmente da incanalare al reddito di cittadinanza. Proprio quest’ultimo sembra essere preferito rispetto alla singola mansione lavorativa, che in particolari casi porta anche a spiacevoli condizioni di sfruttamento, di cui spesso risultano vittime gli under 30.


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Anche i ristoratori all’attacco: “I giovani preferiscono il reddito alla nostra paga”

Ma non sembra essere solo il reddito di cittadinanza la motivazione per cui alcuni giovani decidono di abbandonare il settore turistico o della ristorazione. Infatti sono notevolmente aumentati il numero di lavoratori che si sono spostati nel settore delle consegne, che oggi in maniera surreale è diventato “un posto sicuro”. Con la chiusura prolungata delle attività e la cassa integrazione in ritardo, si è puntato a diventare corrieri di Amazon o rider per varie catene.

A proposito della polemica legata al reddito di cittadinanza, si è aggiunto anche il presidente della regione Campania, Vincenzo De luca, che ha dichiarato: “Con 700 euro al mese è meglio. Non mi alzo alle 6 del mattino. Ecco perchè i giovani scelgono il reddito invece che il lavoro“. Campania e Sicilia ad oggi sono tra le regioni che più richiedono il supporto statale, tra giovanissimi ma anche meno alla ricerca di lavoro (ma senza sfruttamento).


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”