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Everything Everywhere All at Once: perchè è un film così unico da essere superfavorito agli OSCAR


Alcune scommesse sono rischiose, altre invece decisamente improbabili. Il film Everything everywhere all at once diretto dai Daniels va oltre, anzi fa categoria a sé perché porta la surrealtà di un progetto a livelli inimmaginabili. Qualche folle però – inclusa la distribuzione I Wonder Pictures in Italia – ci ha creduto, ha visto qualcosa di unico e indecifrabile e ha puntato sulla storia. Risultato? È diventato il caso della stagione cinematografica, con una pioggia di premi già vinti e 11 nomination agli Oscar. Il numero di candidature, per dare un’idea dell’enormità della cifra, è lo stesso di West Side StoryIl Padrino – parte II e Salvate il soldato Ryan.

Le premesse del racconto sono piuttosto ordinarie: una famiglia fatica a far quadrare i conti della lavanderia a gettoni e incappa in severissime ispezioni fiscali. A questo commentario sociale si aggiunge il lato coming of age: la figlia adolescente presenta a casa la fidanzata. Da subito subentra il contesto socio-culturale: la storia è ambientata negli Stati Uniti ma i protagonisti sono di origini cinesi, con usi e costumi diversi. La pressione sembra alle stelle e il matrimonio sta per andare a rotoli. Verrebbe da pensare: Se solo ci fosse una realtà alternativa, le cose potrebbero andare diversamente.

Ad essere proprio pignoli, la protagonista Evelyn (Michelle Yeoh) non ci pensa proprio, troppo oberata dalle incombenze quotidiane mentre il marito Waymond (Ke Huy Quan) balla con i clienti e non perde mai il sorriso. Invece, proprio mentre stanno per incontrare l’esattrice fiscale Deirdre (Jamie Lee Curtis), si scatena il finimondo e si aprono a cascata multiversi su multiversi. Altro che Marvel, gli eventi diventano così estremi da far girare la testa e perdersi. C’è tanto, troppo (?), di tutto, come un all you can eat di tutte le cucine del mondo concentrate in un unico pasto. Per arrivare fino alla fine serve una gran resistenza, ma ne vale la pena, se non fosse altro per questi dieci momenti epici.

1. Gli occhi di plastica

Everything everywhere all at once i 10 momenti cult da multiverso

Waymond incolla occhi di plastica un po’ ovunque, dalle buste con gli abiti dei clienti nella lavanderia alle mazze da baseball. A lui ispirano gioia. Con il procedere degli eventi diventano un simbolo bizzarro da reclamare con orgoglio nerd.

2. Il marsupio letale

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Sempre lui, Waymond (una sorta di Pollyanna un po’ naive), in un altro universo riesce a trasformare persino un tristissimo marsupio di pelle con un peluche rosa in un arma letale. È già iconico!

3. Le mani-wurstel

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Il multiverso in cui gli esseri umani hanno wurstel/hot dog al posto delle mani è oggettivamente uno dei più divertenti: certo, compiere una serie di azioni quotidiane è praticamente un’impresa da contorsionisti, ma l’effetto è esilarante.

4. La pinzatrice-killer

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Deirdre soffre della sindrome di ogni impiegatuccio vessato dal capo ufficio, che regolarmente se la prende con i più deboli. In questo caso, ovviamente, la famiglia Wang diventa la vittima sacrificale della sua frustrazione. Quando però Evelyn, inaspettatamente, reagisce, la signora va in tilt usando la pinzatrice in modo decisamente improprio. Anche qui ormai la surrealtà è ampiamente superata.

5. Il fischiettare salva-vita

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Ad un certo punto si perde il conto dei vari multiversi e più la situazione diventa strana più è facile saltare da uno all’altro. Ad un certo punto Evelyn inventa un nuovo linguaggio fischiettando. Perché no?

6. Le pistole-dildo

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Joy (Stephanie Hsu), la figlia teenager della coppia, porta il concetto di pubertà su livelli mai visti né immaginati, passando da Mean Girls a Kill Bill in un battito di ciglia. E sì, trasformando pistole in dildo con cui picchia le forze dell’ordine.

7. Il volpino boomerang

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Qualunque creatura animata o inanimata presente nel film diventa una potenziale arma, persino un volpino. Con buona pace degli animalisti, che probabilmente sono già ben oltre la sospensione della credulità.

8. Guerriera fai-da-te

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Nella realtà in cui il pubblico conosce Evelyn ci si trova di fronte a una donna di mezza età devota al dovere, precisa fino a sfiorare la pignoleria, quasi con il peso del mondo sulle spalle: circondata da persone, eppure sola. Sente di non essere abbastanza, ma quando scatena le sue potenzialità diventa inarrestabile in ogni sfumatura di stravaganza. 

9. False partenze

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Una che prende una scarpa da ginnastica dal cestello della lavatrice e la lancia al cliente perché ha infranto le regole della lavanderia non è certo il tipo di donna che vorresti come nemica. Ma forse è lei la peggior nemica di se stessa. Almeno in questo universo, che sembra il più ordinario, ma solo in apparenza.

10. La non-fine

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C’è una versione di Evelyn ricca, famosa e idolatrata dal pubblico. In uno dei multiversi è una diva del cinema (un presagio di quello che sta accadendo in questi mesi con la sua interprete?) e questo sembra il lieto fine che si merita. Non ci credete, nemmeno per un secondo: il meglio deve ancora venire.

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