A pochi giorni dall’inizio della fase 2, l’Italia si trova a vivere una situazione di grande incertezza e di sperimentazione per tutti. Da nord a sud, non sono mancate le denunce di comportamenti irresponsabili e poco consoni alle regole e di mancato rispetto nei confronti degli altri. Ma diciamoci la verità. E’ così chiaro quello che andrebbe o non andrebbe fatto oppure è vero che ci sono tante incertezze anche nelle norme che disciplinano questa fase di convivenza?
Il polverone sollevato dalla foto che ritraeva gli assembramenti sui Navigli di Milano, è un esempio lampante di quanto sia difficile per tutti i cittadini interpretare correttamente le regole che ci sono state date. La foto incriminata, oggetto dello scandalo, sembra fosse presa ad arte con una prospettiva schiacciata che faceva apparire le distanze in modo ridotto e quindi risultava ingannevole alla vista degli occhi poco esperti della stragrande maggioranza di noi tutti. Ci mostrava infatti una delle zone più popolari della città di Milano in cui si era riversata un bel po’ di gente, per una passeggiata sportiva o per acquistare qualcosa da asporto nei locali ivi presenti. Tutte cose consentite dal DPCM, che però non può prevedere quanta gente sta fuori contemporaneamente e non da’ una disciplina sui momenti in cui si può uscire. Tutte le città itaiane in questi giorni si stanno ripopolando, soprattutto nei luoghi nevralgici della condivisione e negli spazi aperti. Dopo mesi difficili di lockdown, in cui la vita di tutti è stata stravolta e in cui la gente si è ritrovata a dover stare chiusa in casa, abituata a passare la maggior parte del proprio tempo fuori, tra lavoro e vita sociale, le persone sentono il bisogno di riappropriarsi dei propri spazi, dell’aria aperta, del sole di questa Primavera. E come poterli biasimare? E’ vero, non siamo stati nei campi di concentramento e non ci è stato chiesto di impugnare armi o scendere in guerra, siamo stati comodamente nelle nostre case, al sicuro. Ma il risvolto psicologico di un primo passo verso il ritorno alla normalità, non può essere sottovalutato. La gente ha voglia di capire che sensazione si prova a farsi ancora una passeggiata, a riconquistare i propri luoghi. Le regole adesso lo permettono, ma non bisogna abusarne, è vero. Chi però può tracciare il confine netto tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? Tutti insieme ci stiamo sperimentando per capire come si può andare avanti, nessuno ha tutte le risposte. Ne la comunità scientifica, ne i nostri governanti, ne i giornalisti. Forse neanche il Presidente Conte stesso, che abbiamo visto protagonista di un super assembramento a Genova, ai piedi del Ponte Morandi. Sicuramente anche lui si sarà trovato in difficoltà in una situazione che non aveva previsto. E lui è l’autorità che emana le regole che dovremmo osservare. Tutto è una sperimentazione al momento, e dobbiamo accettare che non ci sono formule certe. Una cosa però è chiara a tutti: nessuno può salvarsi da solo. Soltanto la collaborazione e il mutuo impegno delle persone possono salvarci. Si possono fare degli errori è vero, nessuno sa bene come comportarsi, andiamo tutti a tentoni. Quando facciamo degli errori è giusto correggerci a vicenda. Ma l’odio, il puntare il dito, lo scagliarsi contro qualcuno e il clima di inquisizione a prescindere non può portare nulla di buono. Dopo il polverone sollevato dai media sui Navigli e le dichiarazioni del sindaco di Milano, il giorno dopo, quegli stessi posti erano quasi deserti. La gente ha capito ed ha aggiustato il tiro. Non serve scagliarsi gli uni contro gli altri, l’unica cosa che possiamo fare è aiutarci insieme a riprendere possesso delle nostre vite nel modo più responsabile e rispettoso. Poi gli stupidi di turno sono presenti dappertutto, da nord a sud, per questa gente l’unica arma che abbiamo è ignorarli e isolarli. Per tutto il resto stiamo camminando insieme verso una stessa direzione. Nessuno ha formule magiche è vero, ma se ognuno farà la propria parte, dal cittadino al Presidente del Consiglio, e pretenderà dagli altri che anche loro la facciano, potremo imparare molto da questo virus. E magari uscirne più maturi e consapevoli. Una cosa è certa: l’individualismo dobbiamo lasciarlo in cantina. E chi non lo comprende avrà grosse difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo che ci si presenterà nelle prossime settimane.
Il Governo e il Parlamento, dal canto loro, dovrebbero sforzarsi di dettare regole di comportamento più snelle e semplici, e accorgimenti di prevenzione del contagio da adottare, che siano comprensibili da parte di tutti i cittadini e che lascino poco spazio alla discrezionalità. Il periodo di convivenza con il virus non sarà semplice e non sarà breve e per affrontarlo ognuno dovrà mettere in gioco impegno e fiducia nei confronti del prossimo.