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Fermiamo il declino delle università italiane


La legge Gelmini ha di fatto licenziato tutti i giovani precari della ricerca ed ha reso instabile la carriera universitaria dei nostri giovani, creando la figura di ricercatore a tempo determinato; molti docenti di ruolo, pur lavorando duramente ogni giorno nelle Università italiane, si vedono negato il diritto ad un avanzamento di carriera a causa di una legge di difficile attuazione.

La ricerca è paralizzata dal ridotto finanziamento e questo diventa discriminante per lo sviluppo economico del Paese, in quanto la fuga dei cervelli è all’ordine del giorno; in pratica, spendiamo soldi per la formazione dei giovani che, andando a lavorare altrove, renderanno più competitive altre nazioni.

Una mozione approvata all’unanimità il 20.12.12 dalla Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) ha denunciato gravissime e irresponsabili scelte del Governo e del Parlamento contenute nel Ddl di stabilità, che di base destruttura il Sistema Universitario con una riduzione di risorse del 12%, il Governo dei “Professori” è riuscito a mortificare l’Università ed a rallentare le fasi di sviluppo economico di generazioni a venire.

Le risorse statali sono destinate a diminuire ancora, allora l’unica strada è attrarre nuove fonti di finanziamento. Innanzitutto bisogna imparare ad intercettare i fondi comunitari, attività su cui l’Italia (e la Sicilia in particolare) sono decisamente indietro. Il 2013 sarà un anno cruciale per l’enorme quantità di fondi che sarà messa a disposizione per la programmazione sul nuovo programma Horizon 2020. Parallelamente, va intensificato il rapporto con il mondo dell’impresa creando nuove relazioni con realtà industriali capaci di dare valore alla ricerca e, quindi, di sostenerla.

Per quanto riguarda la formazione non può essere solo tecnica e non può solo informare. Dobbiamo riuscire ad orientare i giovani verso il loro obiettivo professionale. La dispersione, l’enorme tasso di studenti fuori corso, la difficoltà per le imprese a trovare profili qualificati (per l’Istat oltre il 22%) denunciano una mancanza di orientamento che porta alla mancanza di consapevolezza nella scelta del percorso di studio e ad una scarsità di motivazione nel terminarlo bene e in tempo.

Scuola e Università sono volano di emancipazione socio-economica delle nuove generazioni e devono essere adeguatamente sostenute. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in formazione e ricerca.

Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa utilizzare in maniera più proficua le risorse già disponibili. Vanno, pertanto, introdotti cambiamenti sistemici come la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.

Sicuramente è il momento di cambiare puntando al merito e alle capacità individuali non mortificando i nostri migliori giovani che rappresentano il Futuro della nazione.

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A proposito dell'autore

Professore aggregato di Fisiologia e Docente Scuola di Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione presso l'Università degli Studi di Palermo

1 risposta

  1. Marco

    al di la del contenuto che purtroppo passa in secondo piano è un pessimo modo di fare propaganda politica sul blog ufficiale dell’ateneo!