I Florio, da modesti mercanti di spezie a simbolo dell’industria Italiana, il loro trionfo ha creato un impero da Marsala a Palermo, ecco cosa resta oggi.
I Florio, simboli dell’industria italiana e maestri del Mediterraneo, da lusso con i Rothschild alle sfrenate spese da Cartier a Parigi, e dai prestigiosi sarti di Londra: per anni, il nome Florio è stato sinonimo di magnificenza nel settore industriale. Originari come modesti mercanti di spezie emigrati dalla Calabria, in poche generazioni l’azienda siciliana ha costruito un impero che ha plasmato non solo la prosperità economica della Sicilia, ma ha anche influenzato le politiche dei Borboni e dei Savoia. Tuttavia, la fortuna è mutevole e un destino avverso ha portato all’oblio, cancellando la memoria di questa dinastia.
È solo nel 2019, con l’uscita del libro “I Leoni di Sicilia”, che la famiglia Florio è tornata alla ribalta. Questo straordinario bestseller ha venduto oltre 650.000 copie in breve tempo e i diritti sono stati acquisiti in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Paesi Bassi, Spagna, Francia e Germania. Il libro non solo narra appassionatamente la storia familiare italiana, ma ci fa anche scoprire il mondo degli affari e dell’industria di quei tempi, aprendo le porte a una ricca eredità materiale e immateriale a lungo dimenticata.
Le cantine Florio
Uno dei momenti più geniali dei Florio fu il loro investimento nel Marsala, un vino fortificato che già guadagnava popolarità tra gli inglesi. Fondata nel 1833 da Vincenzo Florio, la loro cantina si distinse per l’attenzione alla qualità anziché al prezzo e alla quantità, diventando il vino prediletto dalla nobiltà europea, apprezzato sia a tavola che durante i momenti di svago con i sigari. La storia post-familiare ebbe inizio nel 1904, quando Ignazio Florio e altri otto capitalisti e commercianti di Marsala fondarono la S.A.V.I. – Società Anonima Vinicola Italiana – che passò sotto il controllo della Cinzano nel 1924. Nel corso degli anni, la Cinzano acquisì anche la Woodhouse e la Ingham-Whitaker nel 1928.
Il 30 gennaio 1987, la F. Cinzano & C. S.p.A. cedette il 50% delle azioni Florio alla ILLVA S.p.A., che in seguito divenne il principale azionista a partire dal 1 gennaio 1998. Questo segnò l’inizio di una nuova fase aziendale, caratterizzata da significativi e positivi cambiamenti gestionali.
Oggi, le Cantine Florio non solo continuano a produrre vini straordinari, all’altezza della reputazione che la famiglia aveva instaurato nei secoli. Ma non solo: la cantina ha anche ottenuto notevoli successi nel settore del turismo. Nel 2019, quasi la metà dei turisti enoturisti che visitarono la Sicilia fecero tappa alle Cantine Florio. Le cantine hanno accolto circa 50.000 visitatori, registrando un costante aumento di ospiti stranieri (+13%), principalmente di lingua francese e concentrati nei mesi di ottobre e settembre. Nello stesso anno, il fatturato derivante dalle visite guidate, dagli eventi in cantina e dalle vendite nel wine shop interno ha superato il milione di euro.
Villa Igiea a Palermo
Inizialmente concepita come sanatorio ma presto trasformata in un lussuoso hotel, Villa Igiea, voluta da Ignazio Florio e sua moglie Franca, fu ideata da Filippo Ernesto Basile, un innovativo architetto Art Nouveau che aveva già firmato il Teatro Massimo di Palermo e in seguito avrebbe progettato la nuova ala di Montecitorio. Collaborando con lui c’erano Ettore de Maria Bergler, un esponente eclettico della pittura Liberty in Italia, e il raffinato designer Vittorio Ducrot, che si occupò di ogni dettaglio degli arredi. Insieme, committenti e artisti, crearono un capolavoro d’arte totale, in cui ogni aspetto, dai mobili al ciclo di affreschi, dalla disposizione scenografica dei saloni al celebre soffitto a ghirlande, trasformò Villa Igiea in un gioiello dell’hôtellerie di lusso.
Fin dall’apertura nel 1900, l’hotel ha accolto ospiti illustri con entusiasmo. Tra i nomi che vi hanno soggiornato figurano il Kaiser Guglielmo II, lo zar Nicola II, il re Giorgio V d’Inghilterra e, successivamente, il re Costantino di Grecia, che elesse Villa Igiea sua dimora. Anche il re del Siam Paramandra Maha Chulalongkam e la regina di Romania passeggiarono estasiati nella magnifica sala degli specchi. Alcuni ospiti preferivano la privacy e i Florio offrivano loro, ad esempio, l’uso discreto del loro leggendario yacht, il Sultana, come all’ex imperatrice Eugenia De Montijo e al duca d’Orléans. Altri ancora arrivavano direttamente con le proprie imbarcazioni, come Nathaniel Rotschild, che sbarcò a Villa Igiea dal Veglia, un panfilo con cinquanta uomini di equipaggio, o il banchiere Vanderbilt a bordo del Varion. Il famoso John Pierpont Morgan fece scalo per due anni consecutivi con il suo Corsair. Memorabile fu la visita nel 1907 del re Edoardo VII d’Inghilterra, della regina Alessandra e della principessa Vittoria, che sbarcarono a Villa Igiea dal Victoria and Albert per visitare i Florio. La zarina Maria Feodorovna, parente dei Windsor attraverso il marito, lo zar Nicola II, accompagnava il gruppo di amici. Non poteva mancare un tour di Palermo, organizzato con le auto dei padroni di casa e dei Whitaker, una delle famiglie più rinomate di Palermo. Durante la visita reale, vennero inclusi Monreale, le catacombe dei Cappuccini, la Cappella Palatina e il Palazzo Reale. Le giornate iniziarono con colazioni all’hotel, tè presso i Whitaker e serate trascorse di nuovo sulla nave, diretta a Napoli.
Il Cantiere Navale a Palermo
L’imponente stabilimento, ancora oggi il più grande complesso cantieristico del Mediterraneo per trasformazioni e riparazioni navali, fu inizialmente concepito dai Florio per supportare l’attività della loro storica acciaieria, la prima dell’isola. Tuttavia, quando gli investimenti di Florio con la Banca Commerciale Italiana nel 1905 divennero insostenibili, l’imprenditore siciliano si trovò costretto a cedere la sua quota azionaria della società Cantieri Navali, Bacini e Stabilimenti Meccanici Siciliani ad Attilio Odero, suo socio nella Navigazione Generale Italiana e proprietario dei cantieri di Sestri Ponente e della Foce di Genova, nonché socio delle Acciaierie di Terni.
Per decenni, il cantiere ha mantenuto un’eccellenza assoluta, dando vita nel 1925 alla nave reale “Savoia”. Tuttavia, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il cantiere ha sperimentato alti e bassi, fino a entrare nel 1966 nei Cantieri Navali del Tirreno e Riuniti, un’entità nata dalla fusione delle due società cantieristiche del gruppo Piaggio: i Cantieri Navali del Tirreno con stabilimenti a Riva Trigoso e Genova e i Cantieri Navali Riuniti con stabilimenti a Palermo e Ancona. Anche questa soluzione, tuttavia, si rivelò temporanea e nel 1973 l’azienda passò sotto la gestione dell’IRI e nel 1984 alla Fincantieri, che attraverso un radicale processo di riorganizzazione negli anni ’80 ha riportato lo stabilimento siciliano sotto i riflettori.
La tonnara a Favignana
Tra le innovazioni industriali introdotte dai Florio, una delle più fondamentali fu l’invenzione del metodo di conservazione, ancora oggi utilizzato, per la cottura e la conservazione sott’olio. Ignazio Florio, al fine di creare un “distretto” nell’arcipelago, acquistò nel 1874 le isole di Favignana e Formica e ottenne i diritti di pesca. Affidandosi all’architetto Giuseppe Damiani Almeyda per la struttura della tonnara, costruì un impianto per la conservazione del tonno. Nonostante il fallimento della Casa Florio nei primi decenni del ‘900, lo stabilimento rimase pienamente operativo, passando alla proprietà dell’IRI nei primi anni ’30 e, nel 1938, passando nelle mani degli imprenditori genovesi Parodi, che ne continuano l’attività.
Nel 1991, lo stabilimento fu acquisito dalla Regione Sicilia e dopo anni di restauro, nel 2010 la tonnara è stata riaperta al pubblico, diventando un magnifico esempio di archeologia industriale.
Donna Franca Florio e il suo ritratto
Concludiamo con una delle storie più romantiche e commoventi. Una famiglia così potente era solita circondarsi dei più grandi artisti, e il Ritratto di donna Franca Florio di Giovanni Boldini rappresenta forse il più grande capolavoro del mecenatismo della famiglia. Franca Florio, regina della Sicilia e icona indiscussa della belle époque, proveniva da un’antica famiglia aristocratica e, sposando Ignazio Florio Jr., unì la sua nobiltà di nascita alla straordinaria ricchezza del marito. Donna della mondanità, con una bellezza eterea e un’eleganza innata, attirò l’attenzione di numerosi ammiratori, tra cui Gabriele d’Annunzio e Guglielmo II di Germania.
Il dipinto, che la ritrae nel pieno della sua potenza e bellezza, diventa anche un simbolo della sua imminente decadenza. Esibita alla Biennale di Venezia nel 1903, la tela non poté essere riscattata dalla famiglia Florio, ormai soffocata dai debiti. Nel 1927-1928, Boldini vendette il ritratto al Barone Rothschild, che lo portò con sé in America. Successivamente, il dipinto fu messo all’asta da Christie’s il 1º novembre 1995 e poi nuovamente da Sotheby’s il 25 ottobre 2005 a New York, per essere infine acquistato per 800.000 euro dalla Società Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, proprietario di diversi lussuosi alberghi in Sicilia, incluso Villa Igiea.
Tuttavia, la società alberghiera non ebbe fortuna e nel 2017 il Ritratto di donna Franca tornò nuovamente all’asta. In quel periodo, furono avviate numerose campagne di crowdfunding sostenute da figure pubbliche come Nello Musumeci e Vittorio Sgarbi. Infine, il 30 aprile, il dipinto fu venduto per la cifra di 1.133.000 euro e divenne proprietà dei marchesi Marida e Annibale Berlingieri. La tela sarà esposta presso Palazzo Mazzarino, a Palermo.