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Fondi, docenze, dottorati, laboratori: il crollo dell’Università italiana


Che l’Università italiana fosse in crisi non è una novità ma stavolta i numeri parlano chiaro: in dieci anni gli immatricolati sono scesi da 338482 (2003-2004) ai 280144 del 2011-2012, con un calo del 17% di studenti iscritti, per un totale di 58 mila iscrizioni in meno.

A denunciarlo e quantificarlo, attraverso la diffusione di un documento, è il Cun, il Consiglio universitario nazionale, rivolgendosi al Parlamento e al Governo ma soprattutto alle forze politiche in lizza per le elezioni politiche di fine febbraio.

Nel documento è stato, poi, sottolineato come il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) sia sceso ogni anno del 5%. Mentre le spese approntate superano i fondi a disposizione, elemento che non permette di programmare didattica e ricerca.

Ai neo diplomati la laurea interessa sempre meno. Una verità perfettamente in linea con la ricerca di cui abbiamo parlato qui, effettuata sul web tra laureati e studenti universitari, secondo la quale uno studente su due crede che laurearsi non serva per trovare lavoro.

Un altro elemento su cui vanno puntati i riflettori riguarda l’abbandono scolastico: il calo è stato del 10% negli ultimi dieci anni. Ma non è ancora finita. L’Italia, in materia di laureati, si trova al di sotto della media Ocse: su 36 Paesi si trova al 34esimo posto.

Secondo le indagini, infatti, tra i trentenni solo il 19% possiede una laurea, mentre la media europea è del 30%. Il 17,3% degli iscritti, inoltre, non sostiene esami, mentre il 33,6% è fuori corso.

Continuando la rassegna dei dati negativi, negli ultimi tre anni è stato ridotto il fondo nazionale per finanziare le borse di studio. Se nel 2009 il numero di studenti coperto era pari all’84%, nel 2011 c’è stato un calo dell’11%.

Eliminati, inoltre, nel giro di sei anni ben 1195 corsi di laurea, come conseguenza della riduzione dei docenti. Sono scomparsi, poi, nell’anno appena trascorso, 84 corsi triennali e 28 specialistici e magistrali.

Dulcis in fundo, è di 6mila il numero di dottorandi in meno rispetto alla media europea, mentre in soli sei anni si è ridotto del 22% il numero dei docenti. Ma è previsto un calo ulteriore dovuto anche alla limitazione imposta ai contratti di insegnamento da parte dei vari atenei.

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