Ieri, alle 14, ha avuto il via la prova d’ammissione per Medicina e Odontoiatria in lingua inglese in sei università italiane: Bari, Milano, Napoli, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata e Pavia.
Un test d’ingresso – predisposto dal ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Università di Cambridge – anticipato di cinque mesi rispetto all’anno scorso che ha scatenato le ire di molti studenti e associazioni come l’Unione degli Universitari.
Il coordinatore nazionale Michele Orezzi, infatti, ha affermato che «anche quest’anno il ministro Profumo ha giocato un brutto scherzo agli studenti. Fissando le prove d’ammissione ad aprile e a luglio ha ulteriormente messo in difficoltà gli studenti che già si ritrovano a dover prepararsi su materie a volte mai affrontate nel loro percorso di studi in pochissimo tempo, per poi ritrovare, come spesso accade, domande sulle grattachecche romane o sulle canzoni di Vasco Rossi che nulla hanno a che vedere con le materie del test».
Orezzi ha, inoltre, aggiunto che «come sindacato degli universitari ci battiamo da sempre contro il numero chiuso in quanto metodo di selezione aprioristico che blocca l’accesso all’università e lede il diritto allo studio. Come ogni anno noi saremo presenti davanti le aule dove si svolgeranno i test insieme agli studenti per distribuire il vademecum sui test e per monitorare la situazione. A Roma saremo sin dalla mattina davanti la sede di Tor Vergata a manifestare il nostro NO al numero chiuso e staremo al fianco degli studenti che sosterranno la prova. In caso di irregolarità siamo pronti ai ricorsi».
Secondo molti studenti, quindi, il problema insorto per la decisione del ministro Profumo consiste nel dover studiare contemporaneamente sia per l’esame di maturità che per l’ingresso alle università a numero chiuso.
I prossimi test d’ingresso, infatti, si svolgeranno il 23, 24, 25 luglio e il 4 settembre ed interesseranno Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Architettura e le Professioni Sanitarie.
Il motivo della decisione di anticipare i test d’ingresso sta, secondo le intenzioni del Miur, nell’evitare la concorrenza degli atenei privati.