Furono cinque i professori ebrei dell’Università di Palermo privati della cattedra e licenziati nel 1938 a causa delle leggi razziali: Emilio Segre, Camillo Artom, Maurizio Ascoli, Mario Fubini e Alberto Dina.
L’Ateneo di Palermo, in collaborazione con l’Isse (Istituto superiore di studi ebraici) li ha voluti ricordare organizzando nella giornata di ieri allo Steri un momento di commemorazione di quei docenti con un seminario cui hanno partecipato storici di tutta Italia.
«Nelle prossime settimane – annuncia il rettore Roberto Lagalla – apporremo una targa nel cortile dello Steri per ricordare quei nomi, doveroso ricordo delle vittime dell’intolleranza e monito perché mai più il razzismo entri nelle aule universitarie».
I cinque docenti, umanisti e scienziati di grande livello, furono allontanati il 16 ottobre 1938, in forza dei decreti legge del 2 settembre del ministro Bottai che sancirono l’espulsione degli ebrei da ogni scuola dall’asilo fino all’Università.
Il 10 novembre ci sarebbe stata la promulgazione delle leggi razziali del Gran Consiglio del Fascismo. Emilio Segrè, ordinario di Fisica sperimentale, è colui che più tardi, negli Stati Uniti, avrebbe collaborato con Enrico Fermi nella messa a punto del primo reattore nucleare, ottenendo per questo il Premio Nobel.
Maurizio Ascoli è un clinico, famoso per avere scoperto una cura per la tubercolosi basata sulle iniezioni endovenose di adrenalina: talmente autorevole che un anno prima della cacciata, in occasione della visita di Mussolini a Palermo (20 agosto 1937), viene portato al cospetto del duce con un gruppo di ammalati guariti con la sua terapia. L’ italianista Mario Fubini è straordinario di Letteratura. Alberto Dina è ordinario di Ingegneria elettronica e Camillo Artom è un fisiologo di valore.