«La mobilità è un valore se è una scelta, se non lo è diventa emigrazione. Compito dell’Università è capire le necessità del territorio, ma ciò può avvenire soltanto se vi è un contributo politico, regionale e locale, in linea con tali esigenze». Ne è convinto Fabrizio Micari, neo rettore dell’Università degli Studi di Palermo, intervenuto questa mattina allo Steri in occasione dell’ottava edizione delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno. Tema del dibattito, che ha visto un confronto tra rettori degli Atenei meridionali, quello di Università del Sud e contesto economico-sociale: Le nuove sfide.
Le migrazioni di uomini e donne in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni, ma anche le migliaia di persone che si muovono tra i continenti o dei giovani che lasciano le loro città, le loro nazioni in cerca di realtà più favorevoli nelle quali costruire il loro domani. Questi i temi delle Giornate, che andranno avanti fino al 28 novembre, intitolate Nessuno sceglie dove nascere! Ognuno può scegliere dove vivere?, e organizzate da Diste Consulting e Fondazione Curella, con il patrocinio del Comune di Palermo.
A prendere parte all’incontro, coordinato da Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella, anche il professor Dario Caroniti, delegato dell’Università di Messina e Fabio Mazzola, pro rettore vicario dell’Università di Palermo. In collegamento video da Napoli e dalla Basilicata, i professori Arturo De Vivo, pro rettore dell’Università Federico II e Nando Di Carlo, dell’Università della Basilicata. «Tema complessivo delle giornate – osserva Busetta – è quello delle migrazioni. Quello di oggi, in particolare, è un incontro in linea con la storia delle Giornate dell’Economia del Mezzogiorno, perché sempre avvenuto nel corso degli anni. È innegabile che molti nostri figli si iscrivono in Atenei del Nord, ma se si tratta di una mobilità bidirezionale è un valore. Se si va via per non tornare più, si va incontro a un impoverimento della realtà in cui si opera».
«La specificità delle Università del Sud – commenta Micari – è senza dubbio diversa da quelle del Centro e del Nord. C’è un senso di sfiducia che è completamente diverso. Se è vero che i problemi dell’emigrazione si vanno allargando verso il Centro e il Nord, nei confronti di Svizzera, Germania e Inghilterra, è anche vero che nella popolazione della nostra regione, è molto più netto». Uno dei problemi forti riguarda ad esempio il calo delle immatricolazioni. Per Micari questo va imputato alla «sfiducia delle classi abbienti e all’impossibilità di quelle meno facoltose».
«Se gli studenti – continua – si trovano a dover studiare accanto a cumuli di immondizia, non possiamo di certo pensare che ciò agevoli l’attrattività delle nostre università. Sperare – conclude – di poter dire che ognuno deve scegliere dove vivere è sicuramente difficile”.
Il professor Caroniti, dal canto suo, ha parlato della situazione dell’Ateneo di Messina, spiegando che «vi è un piazzamento dei laureati pari a quello delle università del Nord, ma i nostri ‘cervelli’ trovano lavoro altrove. Esportiamo in grande quantità ma abbiamo pochissimi laureati che vengono da altri Paesi. Noi, ad esempio, siamo stati costretti a fare orientamento in una settimana in cui a Messina mancava l’acqua. Come possiamo attrarre in una situazione simile?». E ha aggiunto: «In città, tra l’altro, risentiamo di doppi disagi, quelli siciliani e quelli della Calabria. Sappiamo bene, quindi, che gli stessi problemi si verificano in tutto il Mezzogiorno».
In collegamento da Napoli, De Vivo ha illustrato i progetti che l’università campana sta portando avanti per venire incontro alle esigenze di studenti e laureati. «Stiamo semplificando – ha detto – il rapporto tra imprese e atenei, attraverso una rete concreta di rapporti atti a ottimizzare le risorse impiegate. Metteremo in atto delle testimonianze aziendali per laureati, tirocini pre e post lauream, master finalizzati alla formazione di figure professionali e incontri con piccole e medie imprese».
Un leader che non ama non potrà avere reale e duraturo successo, né potrà aiutare altri a conseguirlo; potrà concepire e attuare solo progetti aridi, sterili, senza possibilità di crescita e sviluppo effettivi, a prescindere dai risultati esteriori e temporanei. Un leader che non ama è povero perché le vere ricchezze, come scrivono saggi e santi di tutte le tradizioni, non sono quelle che si vedono con gli occhi, ma quelle interiori. L’essenza si colloca oltre la materialità fisica.
Il benessere materiale non va peraltro disdegnato, purché sia strumentale all’attuazione di esperienze evolutive e quindi funzionale alla realizzazione dell’essere, alla valorizzazione della persona in ogni sua qualità e aspirazione profonda, altrimenti non è che pseudo benessere, acqua stagnante, vapore venefico che narcotizza. L’amore è forza viva, gioia radiante e azione luminosa che solleva, porta oltre, libera dalla schiavitù degli automatismi mentali, causa di ripetuti fallimenti. È quel sentimento speciale che permette di superare ogni emozione tossica: invidia, paura, collera, risentimento, astio, odio, fino alla distruttiva vendetta.
citazione copiata ed incollata dall’autore Marco Ferrini