La storia che vi racconto oggi è una di quelle che fanno bene al cuore. Mentre scrivo sono felice di poter raccontare questa grande testimonianza di amore verso gli altri e di umanità. E’ la storia dei pazienti psichici della RSA Don Orione di Floridia e della responsabile e degli operatori che resero la quarantena di questi pazienti più sopportabile e piena di affetto, rimanendo loro stessi in struttura, senza mai lasciarla, neanche di notte.
L’inizio del calvario
Tutto iniziò lo scorso 6 novembre, quando arrivò la notizia nella RSA di Floridio della positività della maggior parte dei pazienti e degli operatori. 26 pazienti su 31 erano positivi al coronavirus e con loro anche gli operatori e la responsabile, Carmen Raciti. A quel punto Carmen prende la coraggiosa decisione. Non abbandonerà la struttura per tornare a casa. Vuole rimanere con i suoi pazienti, per sostenerli e stargli accanti e vivere insieme a loro i giorni duri che si apprestavano ad arrivare.
La gratitudine dei parenti dei pazienti
La storia ci iene segnalata e raccontata dalla Signora Giuseppina, curatore legale di Concetta, una delle pazienti della struttura. La raggiungiamo al telefono dopo la sua segnalazione e lei ci racconta questa storia. Con al voce piena di gratitudine e di affetto, Giuseppina ci dice che vuole a tutti i costi raccontare questa maratona di solidarietà che Carmen raciti e gli altri operatori della RSA hanno messo in moto, dopo la notizia della positività al Covid. Giuseppina parla di Carmen come di un angelo. Ci racconta che la sua Concetta, ospite della struttura, ha poto sentirla tutti i giorni, più volte al giorno, grazie alle videochiamate di Carmen.
Ci racconta della cura e dell’amore con cui Carmen (nella foto insieme a Concetta), la cuoca della struttura e altri tre operatori, hanno accudito i loro pazienti. Dei 31 ospiti della struttura 26 erano risultati positivi, ma altri 5 erano negativi. Così Carmen, insieme alla sua squadra, ha anche diviso la struttura in due parti per tenere lontani i pazienti negativi da quelli contagiati. Anche la cuoca, rimasta insieme ad altri tre operatori nella struttura, ogni giorno faceva doppio lavoro, per fare in modo che ognuno avesse il suo pasto e che quello dei pazienti negativi non fosse contaminato.
E sono riusciti nel loro intento Carmen e la sua squadra. I pazienti negativi non si sono contagiati e adesso anche alcuni di loro che erano positivi si sono negativizzati. Tra questi anche Carmen. La signora Giuseppina ci racconta di come si sia sentita confortata e fortunata a sapere che accanto alla sua Concetta c’era Carmen, che la sosteneva ogni giorno e non le faceva perdere il sorriso, anche nei momenti di scoraggiamento. E così faceva Carmen anche con tutti gli altri pazienti. Mentre ascolto Giuseppina raccontare mi scappa una piccola lacrima, e un sorriso. Mi si riscalda il cuore a sentire storie così belle, ricche di amore verso il prossimo e completamente antitechiche all’odio e alla rabbia che troppo spesso raccontiamo nell’ultimo periodo.
Le parole di Carmen Raciti
Alla fine della conversazione chiedo a Giuseppina di poter avere un numero telefonico di Carmen. Questa ragazza di 32 anni che, così giovane, si è resa protagonista di uan impresa così coraggiosa e bella. Giuseppina ci pensa un attimo e poi mi confessa che avrebbe voluto farle una sorpresa raccontando questa storia, per esprimerle tutta la sua gratitudine davanti al mondo. Colgo così tanta tenerezza nelle sue parole che mi verrebbe voglia di abbracciarla. Se solo si potesse, se solo non fossimo così distanti. Alla fine Giuseppina mi da il numero di Carmen e io al chiamo al cellulare.
Risponde al terzo squillo con una voce vivace, io mi presento e le dico di aver avuto il suo numero dalla signora Giuseppina, che ci ha voluto raccontare questa storia per rendere omaggio al grande gesto di umanità che lei e i suoi collaboratori avevano fatto nei confronti dei pazienti della Don Orione. Lei quasi non ci crede, la sua voce inizia ad essere rotta dall’emozione e dall’imbarazzo. Non si apsettava questa telefonata e mi dice che lei ha cercato solo di far bene il suo lavoro. Le chiedo di raccontarmi come sono stati questi giorni in struttura h24.
“ E’ stata un’esperienza tosta. Ma qui è una sfida ogni giorno. Sono stata 11 giorni a lavorare notte e giorno. Sono cresciuta tanto dopo questa esperienza. Sia a livello umano che professionale. Ho sentito come se questa sfida mi fosse stata affidata dal Signore. “
Come hai deciso di lasciare tuo marito e rimanere chiusa nella RSA per tutto questo tempo? Cosa ti ha spinta?- le chiedo.
“Questo è un lavoro che è un continuo donarsi agli altri. Dovevo rimanere con i miei pazienti, donarmi a loro, lo sentivo dal profondo. Siamo riusciti a vivere questa esperienza con il sorriso, nonostante fosse dura, soprattutto in alcuni momenti”.
Carmen ha lasciato suo marito a casa, per occuparsi dei suoi pazienti. Adesso Carmen è negativa. Ma continua a fare il suo lavoro come prima. Mi ha confessato che è stata a casa solo per dormire un po’ e riprendere le forse. E poi ha continuato. Mi ha detto:
“I parenti hanno affidato la vita dei propri cari nelle mie mani. E io non potevo deluderli. Ho sentito forte il peso e la gioia di questa responsabilità. E oggi posso dire che stiamo uscendo dall’emergenza, e senza aver avuto pazienti ospedalizzati. Mi alzavo gni giorno dal letto con lo scopo di prendermi cura dei miei pazienti. Non è stato facile ma ce l’ho fatta.”
Mentre mi dice questo Carmen lascia trapelare la sua grande emozione. Mi dice anche che è anche la prima volta che qualcuno la “intervista”. Io la ringrazio per questa chiacchierata e la saluto ringraziandola per la testimonianza di umanità.
Ho promesso a Giuseppina che avremmo diffuso questa storia il più possibile. Perchè in questo momento in cui si parla per la maggior parte di storie negative, di morti, di violenza, di povertà, raccontare una storia così fa bene al cuore. Ti fa fare pace con l’essere umano e ti lascia uno spiraglio di speranza per il futuro. Perchè in questa nostra società, così complessa e piena di problemi, c’è ancora qualcuno capace di donarsi agli altri e di amare.
Grazie Giuseppina per averci segnalato questa storia. E grazie a te Carmen e a tutti gli angeli della RSA di Floridia. Ci auguriamo che presto tutti i pazienti possano tornare negativi.