Noi italiani abbiamo tante peculiarità. Una di queste sembra prioprio essere quella di essere dei grandi bevitori….di acqua in bottiglia di plastica! Secondo i dati del 2019 pubblicati da ISMEA, il nostro paese sarebbe primo in Europa e terzo al mondo per consumo di acqua in bottiglia di plastica. Ma a questo punto cerchiamo di capire qual è la migliore acqua in bottiglia al supermercato.
Plastica delle bottiglie e normedi buona conservazione
Sull’etichetta di ogni bottiglia di plastica leggiamo: “conservare al riparo dalla luce, in luogo fresco, lontano da fonti di calore”. L’indicazione è dovuta al fatto che la plastica della bottiglia mantiene una sua stabilità solo in determinate condizioni di conservazione.
Il PET con cui vengono prodotte le bottiglie per l’acqua potrebbero rilasciare delle sostanze nocive (l’antimonio e l’acetaldeide) se non conservate correttamente.
PET o vetro?
Nel momento dell’acquisto, senza dubbio andrebbero preferite le bottiglie in vetro, anche per una questione ambientale. La plastica infatti è la maggiore fonte inquinante dei nostro pianeta. Il vetro invece può tranquillamente essere riciclato e riutilizzato. Ma sappiamo tutti benissimo che spesso la praticità ci porta a scegliere la plastica.
Prima di acquistare l’acqua al supermercato in bottiglie di plastica, noi peròignoriamo come le bottiglie in plastica siano state gestite lungo la filiera che va dall’imbottigliamento allo scaffale del nostro supermercato.
Possiamo però intervenire dal nostro acquisto in poi e gestire al meglio la sua conservazione. Alcune buone norme da seguire: conservarla al riparo dalla luce, in luogo fresco e lontano da fonti di calore. Per scongiurare rischi di contaminazione, consumiamo il prima possibile l’acqua contenuta nella bottiglia una volta aperta.
Il PET è inoltre studiato per il monouso: dunque evitiamo di riutilizzare il contenitore una volta svuotato del liquido. Infine, dopo l’uso smaltiamo la bottiglia di plastica nei giusti cassonetti dei rifiuti.
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Leggere l’etichetta dell’acqua per scegliere meglio
La dicitura in etichetta di “acqua minerale naturale” ci comunica, nel termine di “minerale”, che si tratta di un’acqua con oligoelementi. Attenzione perciò che l’acqua in questione risulti imbottigliata così come sgorga dalla sorgente. Ricordiamo che in caso di acqua minerale naturale, l’unico trattamento consentito è l’aggiunta di anidride carbonica per ottenere l’acqua gassata.
Una buona abitudine è quella di attenzionare anche all’indicazione geografica della sorgente in etichetta. Meglio prediligere quelle fonti situate in montagna, con acqua più pura e incontaminata.
Il residuo fisso ci indica quanti minerali sono presenti in acqua dopo averla fatta evaporare a 180°. Con un dato inferiore a 50 mg/l, l’acqua è scarsamente mineralizzata, ideale per chi soffre di calcoli renali. Con valori di residuo fisso tra 50 e 500 mg/l, l’acqua è detta oligominerale, indicata nella quotidianità e generalità dei casi. Infine verrà definita semplicemente acqua minerale in caso di residuo fisso tra 500 e 1500 mg/l. È consigliata a chi fa sport e perde tanti sali minerali col sudore.
Come scegliere l’acqua che fa meglio al nostro organismo
Altro aspetto da considerare, è il contenuto di sodio nell’acqua. Se i valori superano i 200 mg/l si tratta di acque indicate in caso di stitichezza e da bere comunque in minima quantità giornaliere. Sono inoltre da evitare in caso di ipertensione o di uso quotidiano di sale nel cibo.
In caso di stitichezza o crampi, meglio prediligere un’acqua con un buon contenuto in magnesio. Azione lassativa, purgativa, disintossicante per il fegato, con acqua ricca di solfati.
Le acque ricche di calcio sono più indicate per gli anziani, durante la crescita o in menopausa e per chi ha problemi di osteoporosi. Invece quelle ricche di ferro sarebbero invece perfette per chi soffre di anemia.
Le acque con bicarbonato e PH elevato e alcalino sono più indicate per chi soffre di acidità di stomaco.
Bisogna anche attenzionare bene la presenza dei nitrati. Si tratta di sostanze dannose che derivano da fertilizzanti presenti nel terreno, che vanno a finire nelle falde acquifere. Stiamo attenti a non superare i 10 mg/l in caso di gravidanza, allattamento o se il consumo è da parte di neonati. Oppure i 25 mg/l per i bambini ed infine i 45 mg/l per gli adulti.