Le cose stanno così: in parte perché siamo (e siete) dei cazzoni irrecuperabili, in parte per come è strutturato il sistema universitario e scolastico, in parte perché è insito nella natura umana, fatto sta che la modalità base di studio e preparazione di esami, concorsi, verifiche, interrogazioni ecc. è un ciclo composto di 6 step:
- Procrastinazione;
- Ansia e senso di colpa;
- Accumulo di studio compulsivo;
- Altra Ansia;
- Ancora studio compulsivo dell’ultimo minuto;
E non fare quella faccia. Lo sai che è vero.
L’ho fatto io, lo hai fatto tu, lo ha fatto pure il tuo professore che oggi sembra un devoto e inflessibile soldato della conoscenza e invece quando aveva la tua età probabilmente quando avrebbe dovuto studiare si sfondava di grappa di infima qualità al bar con gli amici.
Le cose stanno così per la grande maggioranza degli studenti di ogni età e contesto, anche per quelli che ottengono buoni risultati.
Anzi, molti studenti eccellenti si vergognano a dirlo ma col tempo si sono adattati, hanno attraversato un processo di evoluzione per selezione naturale e ora si comportano così apposta, rimandano apposta, accampano scuse del tipo “ma io sotto pressione do il meglio di me” e cose del genere.
In questo articolo scopriamo se questa “strategia” abbia senso o meno, come funzioni e quali siano le alternative.
Le alternative
Le modalità di organizzazione del processo di studio sono sostanzialmente due: il cramming e lo spacing.
Cramming è di fatto quello di cui parlavamo un minuto fa: l’accumulo full-immersion di studio all’ultimo minuto, a ridosso della scadenza. Intenso, cattivo, alimentato dal senso di colpa e dalla paura, disperato. Si nutre delle lacrime e del sudore e le converte in carburante.
Spacing è quella modalità che tutte le mamme e i papà del mondo consigliano: un approccio distribuito, spalmato su un lungo periodo di tempo, più rilassato e pianificato, costante.
Ora, potremmo invocare il supremo e infallibile principio per il quale “la mamma ha sempre ragione” e decretare che lo spacing è sempre meglio, caso chiuso, ci vediamo nel prossimo articolo…
Ma a noi non basta il principio di autorità della genitrice, vogliamo saperne di più. Vogliamo capire come mai moltissimi studenti anche con il cramming ottengono degli ottimi risultati in termini di voto. Vogliamo sapere cosa ne pensa la scienza ecc. ecc. E allora approfondiamo.
Cosa dice la scienza
Alla fine dell’800 un signore barbuto e dall’aria distinta diede uno scossone allo studio dell’apprendimento e della memoria: Herman Hebbinghaus, un tedescone duro e puro che si è occupato di indagare il meccanismo di decadimento della memoria e di consolidamento della stessa. E lo ha fatto sperimentando, sperimentando tantissimo.
È stato lui il primo a riconoscere il principio dello spacing, ovvero il fatto per il quale più lo studio è distribuito e spalmato nel tempo, intervallato da pause, più è efficace.
Per farla facile: se devo studiare 4 ore, è meglio studiare 1h ora al giorno per 4 giorni che 4h attaccate.
Ci si ricordano meglio le cose, le si consolida meglio, le si comprende meglio, perché il nostro cervello ha il tempo di abituarsi ad esse, di digerirle, di riconoscerne l’importanza.
Studiare all’ultimo momento, accumulare ore su ore su ore a ridosso dell’esame o del test è negativo in termini di qualità del vostro apprendimento. Ed è questo il motivo per il quale quando si studia in cramming poche settimane, o persino pochi giorni dopo l’esame non si ricorda più un cacchio di niente.
Questo principio è un caposaldo di qualunque metodo di studio sensato ed è stato testato e confermato da innumerevoli esperimenti e analisi scientifiche. A fine articolo trovi un po’ di bibliografia in materia da cui partire.
Quindi in sostanza, ancora una volta, caso chiuso: lo spacing vince, hanno ragione la mamma ed Hebbinghaus e via… giusto?
Momento, momento, momento
C’è un problema: perché si manifestino gli innegabili vantaggi dello studio tramite spacing bisogna guardare a lungo termine. Sul breve periodo… è più efficace il cramming!
La rivincita degli studenti cazzoni!
Ebbene sì, perché se parliamo di risultati a breve termine, come quelli della preparazione di un esameo la performance a un test, studiare a ridosso della scadenza, aumentare l’intensità e buttarsi nel full immersion aiuta a ottenere un risultato migliore. Ed ecco svelato perché molti studenti, vivendo in cramming, riescono comunque ad avere ottimi voti.
È come se la nostra mente, nutrendosi della fatica e dello sforzo intensi necessari a portare avanti un cramming selvaggio arrivasse al picco della sua preparazione e fosse pronta alla battaglia!
Spacing e cramming hanno anche ricadute di tipo psicologico tra l’altro, lo spacing è un modello più rilassato e tranquillo, adatto ad essere sostenuto a lungo, il cramming è invece stressante, faticoso, e rischia di portare all’esaurimento. Io stesso ho vissuto sulla mia pelle gli effetti devastanti di anni di cramming.
Voti ottimi, soddisfazione, ma arriva un punto in cui non ce la fai più, in cui il solo pensiero di aprire un altro libro ti paralizza. Una volta ogni tanto si può fare, ma se diventa un’abitudine consolidata fa a pezzi gli studenti.
Quindi abbiamo da un lato lo spacing, migliore per chi vuole sapere, conoscere davvero, dall’altro il cramming, più pericoloso e stressante ma ottimo per chi vuole prendere il voto più alto possibile all’esame.
Sembrano due mondi inconciliabili, ma forse c’è una soluzione!
Fondere in due
Il mio consiglio è di fondere i due sistemi insieme: manteniamo lo spacing come modalità di base, anche la frequenza delle lezioni e il prendere appunti di volta in volta aiuta in questo. Pianifichiamo, sconfiggiamo la procrastinazione, smettiamola di accumulare tutto all’ultimo momento e tutto il resto…
Ma quando si avvicina l’interrogazione, l’esame, la verifica, il concorso, il test, la valutazione aumentiamo l’intensità fino ad arrivare in cramming ma… ed è qui il trucco: cramming solo di ripasso!
Questo è quello che io insegno nel mio metodo di studio ai miei alunni e clienti. Sfruttiamo lo spacing per il vero e proprio studio, in modo da puntare all’eccellenza e al ricordo a lungo termine, ma allo stesso tempo prendiamo il controllo dell’intensità del cramming nella fase di ripasso, così da massimizzare il risultato in termini di voto.
Ovviamente, per poter ottenere questo risultato, avremo bisogno di metodi efficaci, strumenti di pianificazione e in generale un metodo di studio solido. Per questo puoi entrare nel mio corso completo, Sistema ADC, il miglior corso di metodo di studio mai realizzato (scusa se non faccio il finto modesto, ma è la verità).
A prestissimo.
Bibliografia per nerd
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