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I resti di 9 uomini di Neanderthal scoperti dall’Università di Tor Vergata al Circeo


Una scoperta epocale nel cuore del Circeo. Archeologi, paleontologi, antropologi, archeobotanici da ottobre 2020 sono impegnati nella Grotta Guattari al Circeo (Lt) in una nuova campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza archeologica delle province di Latina e Frosinone in collaborazione con l’Università di Tor Vergata. Un’analisi approfondita in un territorio un tempo abitato dagli uomini di Neanderthal, i ‘cugini’ più anziani dell’homo sapiens.

Come riporta Ansa, negli scavi sono stati ritrovati i resti di iene, rinoceronti e orsi delle caverne. Esemplari grandissimi come il megalocervo o l’uro, una razza di bovino poi estinta. E adesso il ritrovamento con i resti ricomposti di 9 individui di Neanderthal e di un incredibile numero di preziosi fossili, animali e vegetali. “Una scoperta straordinaria”, applaude il ministro della Cultura Franceschini sottolineando il lavoro della Soprintendenza. Una sorta di banca dati che sarà utilissima per ricostruire la storia e l’ecosistema di queste terre. Grazie al ritrovamento allora di una calotta cranica straordinariamente ben conservata è stata subito annoverata tra i siti più importanti al mondo per lo studio dell’uomo di Neanderthal.


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Gli scheletri umani ricomposti, racconta, “appartengono tutti ad individui adulti, fatta eccezione forse solo per uno che potrebbe essere di un giovane”. Tra loro una sola femmina. Ma non si tratta di persone vissute tutte nella stessa epoca: i più vicini a noi sarebbero vissuti tra i 50mila ed i 68mila anni fa, il più antico addirittura tra i 100mila ed i 90mila anni fa. Il direttore del servizio di antropologia del Sabab Lazio Mario Rubini, rivela: “Un’analisi sul tartaro dei denti ha mostrato per esempio che la loro dieta era molto variata, mangiavano molti prodotti cerealicolo vegetariani, frutto della raccolta, ed è noto quanto una buona alimentazione sia fondamentale per lo sviluppo dell’encefalo” . “Con i nuovi ritrovamenti il sito del Circeo diventa “assimilabile per importanza a quello di El Sidron in Spagna o a quello di Krapina nell’ex Jugoslavia. La cosa incredibile al momento è che ci ha restituito molti individui, tanti da accendere una luce importante sulla storia del popolamento dell’Italia”.

Non mancano i misteri che avvolgono questa specie. Nella Grotta laziale tutti i crani ritrovati presentano una larga apertura alla base, come se qualcuno li avesse aperti apposta per mangiarne il cervello. In passato “era stata avanzata l’ipotesi di un rituale di cerebrofagia”, ma l’interrogativo è ancora aperto, dice, “potrebbe essere stato l’uomo ad aprire il foro occipitale e la iena a finire di sgranocchiarlo, potrebbe essere stata la iena stessa ad aprirlo o potrebbe semplicemente trattarsi di una rottura dovuta al caso”.

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