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I rettori bocciano la Dad: “È utile, ma le università pubbliche restano in presenza”


La Dad va bene, ma non troppo. Con la pandemia “ci siamo accorti che eravamo pronti per una transizione digitale, data la velocità con cui abbiamo eseguito il passaggio al digitale e alla didattica a distanza, ma anche che c’erano tantissime energie nei nostri ricercatori, pronti a fare un passo avanti, un passo di qualità anche sul sistema universitario”. A dichiararlo Ferruccio Resta, presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, che in un’intervista all’Italpress ha fatto il punto sul recente passato.

Inoltre c’è un’analisi sul presente e sul futuro del mondo accademico in Italia. “La didattica a distanza – ha spiegato – è stato un grande salvagente in un mare in tempesta, però fare università vuol dire essere in presenza, vuol dire confronto, relazione e anche scontro, in qualche maniera”.

“Il digitale – ha continuato – non è un obiettivo ma uno strumento e deve essere accompagnato verso questa transizione. Immaginiamo quanto è possibile con il digitale avere relazioni internazionali, con il mondo industriale ed entrare in una didattica innovativa. È quello che stiamo facendo come sistema universitario nazionale”.


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I rettori snobbano la Dad: “È utile, ma non necessaria”

Il tema della fuga dei cervelli è sempre attuale ma talvolta Resta ne ha parlato come un falso problema. “Se pensiamo di mettere steccati ai nostri laureati – ha spiegato – non stiamo leggendo la voglia di mobilità dei nostri giovani. Cosa dobbiamo fare? Innanzitutto attrarre e poi costruire opportunità sempre più attrattive sui nostri territori per chi si laurea da noi”. Occorre, quindi, “maggiore innovazione dei programmi di assunzioni con le imprese e con il mondo delle istituzioni”.

Per il presidente della Conferenza dei rettori, da qui ai prossimi dieci anni, “ogni università dovrà cercare di trovare una sua peculiarità, una specializzazione del proprio sistema universitario, nella formazione, nella ricerca, nell’innovazione, nella divulgazione scientifica e capire qual è il proprio ruolo all’interno del sistema e del territorio. Questa sarà la grande sfida“.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”