La forbice tra Nord e Sud nel mondo universitario per certi aspetti sembra diminuita, per altri allargata. Secondo la fotografia scatta dall’Istat, al Sud e nelle Isole tra il 2006 e il 2020 il numero di laureati è passato dal 13% del totale al 20-22% circa.
Un aumento proficuo, sicuramente, ma molto inferiore a quello avvenuto in altre aree d’Europa e soprattutto d’Italia, considerando che invece al Nord c’è stato quasi un raddoppio che ha portato sopra il 30% dei 30enni a possedere un titolo rispetto al 16% di 15 anni fa.
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Il 55% dei laureati siciliani non trova lavoro in 3 anni
Al Sud l’occupazione resta bassa, anche se con alcune punte negli anni. Tra i 20-34enni laureati di Campania e Sicilia meno del 45% ha un lavoro a 1-3 anni dal titolo universitario. Una ferita per i laureati siciliani che diventa più profonda a causa della pandemia. Si tratta di valori anche di 30 punti più bassi di quelli della Lombardia. E decisamente minori anche di quelli del Veneto e del Lazio.
Un aspetto positivo, che si può notare nel corso dei grafici Istat, è il progressivo aumento delle borse di studio disponibili. Dall’anno 2015/2016 in tutta la penisola italiana c’è stato un aumento del 57%. Malgrado la disponibilità di risorse offerte agli studenti in tutto il territorio, recentemente l’Ersu di Palermo ha fatto sapere che gli studenti dell’isola sono poco sovvenzionati rispetto ai colleghi del resto d’Italia.
“Negli ultimi cinque anni c’è stata una considerevole sperequazione tra le varie regioni italiane in relazione ai fondi destinati dal governo nazionale per il pagamento delle borse di studio“. Così ha denunciato qualche giorno fa l’Ersu. Una storia vecchia ormai divenuta normalità.