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Il Covid aumenta le disuguaglianze economiche: un ricco si riprenderà in 9 mesi, un povero in 10 anni


Disparità. Un’altra colpa, da attribuire al Covid, sarà quella di aver allargato la forbice sociale. Chi non aveva, avrà di meno. Chi aveva in abbondanza, avrà ancora di più un aumento delle sue richezze. È questo il resoconto sulle disuguaglianze fatto dal World economic forum di Davos e dalla Ong internazionale Oxfam.

In media, secondo le ricerche di Oxfam, un mega-ricco dalla crisi economica legata alll’epidemia si riprendera in meno di 9 mesi. Un povero, invece, in 10 anni e mezzo.

Per l’organizzazione : “I dieci uomini più ricchi del mondo hanno visto la loro ricchezza complessiva aumentare di mezzo trilione di dollari dall’inizio della pandemia. Una cifra più che sufficiente per pagare un vaccino Covid-19 per tutti nel mondo e per garantire che nessuno sia spinto nella povertà dal Sars-Cov-2″. In pratica basterebbe il capitale della 10 persone più ricche del mondo per vaccinare l’intera umanità. Questo dato è spiegato dalla ripresa dei mercati azionari. Proprio in quel momento le fortune dei miliardari hanno raggiunto i massimi storici: a dicembre la loro ricchezza totale aveva raggiunto 11.950 miliardi di dollari, l’equivalente delle risorse stanziate dai Paesi del G20 per rispondere agli effetti della pandemia.

Le disuguaglianze tra poveri e ricchi aumentano

Per i poveri i numeri sono molto più sconfortanti. E la disuguaglianza è lì dietro l’angolo. “La pandemia ha inaugurato la peggiore crisi del lavoro in oltre 90 anni con centinaia di milioni di persone ora sotto-occupate o disoccupate. E i 305 miliardari europei hanno visto aumentare le loro fortune di quasi 500 miliardi da marzo, abbastanza per scrivere un assegno di 11.092 euro a ciascuno del 10% più povero dei cittadini Ue.”

I più colpiti i giovani e i poveri

Un altro studio dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sostiene che i giovani siano stati i più colpiti dalla crisi lavorativa. La perdita di occupazione tra i giovani, nel target di età tra i 15 e i 24 anni, è stata dell’8,7% contro il 3,7% degli adulti. Torna più reale che mai il rischio di una “generazione perduta”, ossia giovani che si affacciano al mondo del lavoro, che potrebbero non trovare un impiego e che già stavano superando con fatica la crisi economica del 2009. Un futuro incerto si avvicina. L’importante è capirlo e in caso fargli un dribbling.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”