Il silenzio rispettoso di tantissimi studenti quasi ventenni, dentro una mega aula magna, maestosa, affollatissima, esprimeva l’altra metà di questa voragine tutta Italiana, l’amore dei giovani per la cultura, per il sapere, per la divulgazione.
Siamo certi di una cosa, che in questo sacco di diamanti falsi, di mura di plastica, di grandi fratelli in loop, possiamo stringerci attorno al maestro di color che sanno, e quando vogliamo isolarci da tutta questa bolgia universale e radioattiva, che confonde i valori, gli ideali, e provoca suicidi, sappiamo dove andare. Nei libri, nelle parole, nella straordinaria avventura di Piero Angela.
Il male, la cattiveria, il rubare a questa società, è la zattera dispersa nell’oceano che raccontava Piero, dove un compagno di viaggio beveva dell’acqua di nascosto.
L’amico di Alberto che torna da Berkeley dopo aver concluso il dottorato, e non riesce a vincere nessun concorso nelle università Italiana, perché non appartiene a nessuno.
Il Belgio, la Germania, eccellenze, esempi che non solo la politica governa un paese, ma anche la sua popolazione, la politica ha le sue colpe, ma i cittadini sono disorganizzati, disorientati, apatici, un esame di coscienza per capire cosa facciamo per contribuire nel migliorare il nostro paese.
L’ottimismo di un ottantacinquenne, dal nome Piero Angela, è quel calore primaverile, i fiori che ritornano dopo un inverno buio, la fiducia per quei giovani ventenni, di liceo, con tutta una vita dinnanzi. I presupposti per ritornare competitivi ci sono, la ricerca, la cultura, il motore Italia.
Un ottimismo che mi ricorda un altro mio caro maestro, Edoardo Sanguineti, la fiducia in quei giovani che volevano sempre sapere qualcosa, la curiosità, lo spirito critico, il contestare gli errori ed orrori del mondo, i giovani che facevano la conta per sedersi nel suo tavolo, per un pranzo con lui, solo per il gusto di sapere.
Una bella Italia, c’è.