«Puntare su attrattività, internazionalizzazione, ricerca e impresa, ma non solo, occorre ricostituire un rapporto con la Regione Siciliana e guardare ai fondi europei».
Lo ha detto il prof. Fabio Mazzola, Prorettore vicario dell’Ateneo palermitano, ai microfoni di “Libertà di Frequenza” la webRadio dell’Università degli studi di Palermo.
«Il problema del finanziamento ci coglie in una fase in cui è diminuito fortemente quello istituzionale, di circa il 18 per cento negli ultimi dieci anni – afferma Mazzola – ed è ovvio che bisogna far fronte a questo con finanziamenti extra istituzionali, cioè con finanziamenti che provengono da fonti diverse da quelle ministeriali e qui naturalmente il pensiero corre alla Regione ma più in generale all’utilizzo dei fondi europei. Molto è stato fatto negli ultimi anni per quanto riguarda i finanziamenti su progetti di ricerca, probabilmente bisogna fare qualcosa per distribuire meglio queste opportunità, aumentare la partecipazione dei vari dipartimenti, ma anche chiedere una maggiore partecipazione dell’istituzione regionale. Ci sono casi di regioni in Italia, come per esempio la Basilicata, in cui una somma pari a un quarto circa del fondo di finanziamento ordinario viene coperta, appunto, da fondi regionali».
Secondo il Prorettore vicario Mazzola, bisogna tener d’occhio anche le procedure, e ricondurre i rapporti anche agli aspetti tecnici. «Perché è chiaro che non possiamo seguire le dinamiche quotidiane della fase politica ma bisogna confrontarsi sui tavoli e stabilire continuità di rapporti. C’è per esempio una prospettiva di un tavolo di confronto per quanto riguarda il finanziamento di borse di dottorato, è stata annunciato anche dall’allora assessore alla Formazione Lo Bello. E’ ovvio che questo tavolo va ripreso in modo tale da poter assicurare uno sviluppo adeguato dei nostri laureati, anche perché i nuovi dottorati hanno subito delle riduzioni notevoli negli ultimi tempi. Poi ci sono le grandi possibilità che si aprono con i fondi europei, ma anche qui vanno costituiti dei tavoli di interlocuzione, in primo luogo con la Regione, che in qualche modo possano determinare poi delle prospettive adeguate».
Al di là dei rapporti le amministrazioni regionali e locali si prospetta sempre di più inoltre un’interlocuzione anche col privato, con la realtà produttiva, sia per le fonti di finanziamento nuovo, che per gli sbocchi occupazionali, che ancora per il collegamento della ricerca universitaria nel mondo produttivo.
«Oggi risulta centrale la terza missione, ossia il rapporto con l’attività produttiva che poi porta anche la possibilità di spin-off con le imprese. Ci sono anche delle novità interessanti, come per esempio, i dottorati industriali. Anche lì occorre appunto sistematizzare le possibili interlocuzioni, creare dei rapporti di tipo continuativo, come accade anche in altri Atenei, al fine di mettere a sistema un po’ tutte le informazioni relative alla domanda e dall’offerta di lavoro. Occorre tener conto del fatto che il mondo è molto cambiato ed è dunque indispensabile un’informazione aggiornata su quello che è lo stato del mercato del lavoro dopo la crisi economica di questi ultimi anni e sulle prospettive che si aprono oggi in settori completamente nuovi per i giovani. E questo è un lavoro innanzitutto di analisi, di sistematizzazione dell’informazione al fine di potere instaurare iniziative adeguate nei rapporti tra il mondo produttivo e quello universitario».
Ecco sotto questo aspetto l’Università di Palermo ha spesso sottolineato la scelta di perseguire un rapporto più stretto con il territorio di riferimento, non parlo solo di Palermo ma parlo anche dei poli di Trapani, di Agrigento e Caltanissetta. Ci sono delle prospettive per ampliare questo rapporto?
«Certamente, l’Università di Palermo è l’unico ateneo della Sicilia occidentale e quindi il rapporto con il territorio anche attraverso i consorzi diventa essenziale. Vorrei dire anche che si sta cercando di innovare anche dal punto di vista dell’offerta formativa. Ci saranno appunto delle nuove proposte che vanno a inserirsi maggiormente nel contesto del territorio di riferimento della Sicilia occidentale. Probabilmente va ancora di più rafforzata quella parte dell’offerta formativa che è più adeguata alle specificità locali. È chiaro inoltre che il rapporto con i Consorzi va visto anche in termini di costi e benefici per l’Ateneo e quindi bisognerà fare un’analisi più puntuale sui vantaggi e i costi delle singole iniziative.
Gli atenei oggi non sono più comunità chiuse come erano qualche decennio fa. Ci sono state polemiche sull’applicazione del numero chiuso e sui successivi problemi causati dagli ampliamenti che in certe aree sono stati particolarmente sentiti dagli studenti.
«Quello dell’attrattività e del numero di studenti direi che è un punto centrale, perché credo che se gli anni passati sono stati quelli della sostenibilità finanziaria e della revisione dell’assetto istituzionale delle Università, gli anni a venire si caratterizzeranno proprio dalla sfida dell’attrattività e l’attrattività che secondo me è il cuore di tutti i problemi e delle sfide future. Tale problema tocca il potenziamento dell’offerta didattica, ma anche il collegamento con il mondo produttivo. Esistono già degli strumenti che permettono di definire se l’offerta formativa è più o meno collegata o collegabile ex ante con il mondo produttivo. E’ chiaro però che il problema è anche e soprattutto quello dei servizi offerti agli studenti in quanto esiste una fortissima correlazione tra la scelta dell’università e la scelta della città dove andare a studiare e vivere.
Recentemente Il Sole 24 ore ha pubblicato una classifica degli Atenei in base al calo relativo delle immatricolazioni. Solamente in tre atenei ci sono stati degli aumenti e questi atenei corrispondono a città altamente attrattive dal punto di vista della sede dell’Università. Un punto centrale del programma del Rettore Micari è quello di rilanciare sul problema della vivibilità, quindi dei servizi. L’Università bisogna viverla, e anche qui ci vorrà un migliore rapporto con le istituzioni, in particolare col Comune, affinchè Palermo possa realmente diventare una città universitaria a tutti gli effetti. Per la didattica direi, oltre al miglioramento della qualità, al potenziamento in tal senso delle lauree magistrali, occorrerà lavorare bene su quella che io chiamerei la didattica del giorno per giorno, che è fatta di servizi adeguati ma anche di infrastrutture moderne. Ad Economia, ad esempio, abbiamo rammodernato le aule con un sistema di lavagne interattive, attraverso un finanziamento dedicato a questo scopo. Tali strumenti possono determinare un miglioramento della qualità dell’insegnamento anche attraverso un salto tecnologico».
Quali le priorità da mettere in campo immediatamente per la risoluzione di quei problemi che assillano di più l’università?
«Della prima priorità ho già parlato, considererei quella dell’attrattività la sfida principale – afferma Mazzola – al fine di invertire la tendenza che risulta potenzialmente sfavorevole, non solo per il nostro ateneo ma per il complesso dell’università italiana. Pertanto bisogna fare tutto quanto è possibile per rendere attrattivo l’Ateneo e qui anche la comunicazione può giocare un ruolo molto importante insieme al miglioramento della didattica e dei servizi. In secondo luogo bisogna riprendere i rapporti con le istituzioni, soprattutto al fine di ottimizzare l’utilizzo dei fondi europei e costituire dei tavoli, appunto, mirati in cui l’Università possa essere presente. Questa rilevante opportunità di finanziamento va in qualche modo coordinata e gestita,ma anche noi dobbiamo essere propositivi e non aspettare che ci vengano a chiamare a un tavolo. La terza cosa direi la internazionalizzazione.
L’Ateneo ha fatto passi avanti in questi anni per internazionalizzarsi e bisogna proseguire sulla strada intrapresa. Internazionalizzazione significa tante cose, non soltanto aumentare il numero di studenti stranieri che frequentano la nostra Università sia a livello di laurea che a livello di dottorato, ma anche offrire la possibilità di scambi tra docenti, diciamo nei due sensi e, ovviamente, internazionalizzazione della ricerca. Esistono punte molto avanzate in tal senso, di cui a volte si sa poco e quindi occorre procedere a comunicarle meglio, ma l’obiettivo deve essere quello di aumentare il livello di internazionalizzazione medio della nostra ricerca. Queste sono le sfide che prioritariamente abbiamo davanti per il futuro».
Questo articolo è a tratti incomprensibile! Se fossi il pro-rettore ne chiederei la cancellazione. Spero che sia stato solo firmato dal “Responsabile Comunicazione Istituzionale Unipa e direttore di Ateneo News”
Il professor pro-rettore vicario Mazzola forse ha detto bene: “direi anche la comunicazione, perché la comunicazione è molto importante”. ma in questo caso non è un problema di comunicazione…
Caro pro-rettore ho conseguito la laurea triennale in Economia e finanza a Palermo e sono tra i tanti studenti fugggiti dalla facoltà di cui lei era il preside e dall’ateneo di cui lei è oggi prorettore.. Dopo la triste e dolorosa esperienza a Palermo ho completato i miei studi all’Università di Parma e dopo 24 ore dalla mia proclamazione firmavo un contratto di assunzione a tempo indeterminato. Fortuna? Non credo il 90% dei miei colleghi entro il primo anno ha trovato una occupazione.
Le assicuro che il rettore di Parma come altri rettori di altre cittànon basano le sue strategie sui finanziamenti e sulla politica ma sull’offerta formativa, sullo sviluppo, sulla ricerca che porta innovazione e cerca di rispondere alle reali necessità del mondo del lavori con modelli di governance d’ateneo sostenibili. E’ vero il problema è quello, il lavoro non c’è ed è proprio per questo che Lei ha una maggiore responsabilità. Perchè proprio l’istituzione che Lei rappresenta dovrebbe portare innovazione, produrre giovani imprenditori capaci di portare quell’innovazione sul mercato e creare posti di lavoro!
Con profonda amarezza
Saluti
La mia vuole essere più che una critica una riflessione! Se nel passato i fattori della produzione erano: terra, capitale, lavoro, negli ultimi anni, il termine territorio visto nella sua accezione ha avuto una esponenziale egemonia, basti pensare alla “green economy”. In un orizzonte temporale e scenario economico permeato da: cronica recessione economica, “unemployment” dovuta al “mismatch tra demand e supply del labour nel labour market”, dal fenomeno del “ job less generation”; da una cortina di “information asymmetry”; la “knowledge” fa “pendant” con il “trend” del ciclo economico!! Anche dopo la laurea vivendo in una società dinamica per essere competitivi sia nel “domestic market” e nel “foreign market”, vista la mobilità del fattore capitale, del fattore lavoro, il processo formativo di una persona è un “upgrade-continuum”, altrimenti si è out del labour market. Ho conseguito la laurea specialistica in EGTT, che mi ha permesso di acquisire quella capacità di analisi, critica, problem solving. E’ un programma mirato e oculato che vuole proporre il Magnifico pro-rettore vicario Prof. Mazzola, la strada verso il futuro e colgo l’occasione per porgerLe i miei auguri.