Il telefono avrà squillato con una petulanza invadente non comune.
Immagino. Io che non mi voglio convertire, incorreggibile, ai WhatsApp.
… «Sì?».
– «Professore mi scusi, sono Giuseppe Bianca, le ricordavo l’intervista di oggi…».
– «Sì, sì, certo…come no, e…mi dica…dove ci vediamo, in Facoltà, se non sbaglio…».
– «Per me va benissimo, mi fa piacere tornare nella facoltà che ho frequentato, dopo tutto questo temp…»
– «Perché lei cosa ha studiato”?».
– «Scienze Politiche, una vita fa, lei mi ha anche interrogato…, è andata bene…».
– «Impossibile».
– «Che sia andata bene?».
– «No, che io l’abbia interrogata. Non ci sono mai stato…in questa Facoltà, né ho mai interrogato nessuno…».
– «Ma veramente, io ricordo…».
– «Lei ricorda malissimo…mi dica i testi, i testi…quali erano…e…gli autori…gli autori».
– «Boh, veramente mi ricordo tra gli autori, Parsons, Comte, ma poi mi ricordo la sua faccia, la firma nel libretto…».
– «Lo porti…lo porti che verifichiamo insieme».
– «Ma…veramente non ho più con me il libretto…».
– «Ha visto…che le dicevo…».
– «No, guardi…il fatto è che a vent’anni ci credevo nelle cose che mi dicevano».
– «E quindi…?».
– «Quindi, si doveva depositare in segreteria e l’ho fatto».
– «Sì, ma che significa…se le dico che non ho mai insegnato me lo ricorderei…non crede…».
– «Sì certo, certo…se lo dice le…».
– «Infatti. Lo dico io… E vabbe’ (breve pausa)…. Guardi, mi sto ricordando che oggi devo andare…fuori…fuori sede, se possiamo fare un’altra volta per l’intervista…».
– «Sì, sì certo, Professore. Certo …come… come dice lei».
– «Arrivederci allora».
– «La saluto». Chiudo il telefono e mi allontano verso l’auto. Che uomo che carisma, mi ha fatto dubitare non solo di essere laureato in Scienze Politiche, ma di essere persino Giuseppe Bianca.