È innegabile che diventa sempre più difficile promuovere la diffusione della cultura della legalità in contesti sociali nei quali la legalità non dà pane e lavoro. Da anni la forbice economica tra centro Nord e Sud si divarica sempre di più, tanto che autorevoli analisti economici parlano di pericolo di una lenta e progressiva secessione economica tra le due aree del Paese. A causa del progressivo impoverimento delle masse popolari meridionali e della loro conseguente riduzione di capacità di spesa, i distretti industriali del Nord del Paese considerano ormai il mercato interno meridionale come un mercato di sbocco sempre meno interessante rispetto a quelli dei paesi emergenti, dove invece cresce vertiginosamente di anno in anno il numero di cittadini abbienti in grado di acquistare prodotti di marca e di lusso. A causa di questi e di altri fattori macroeconomici, il Sud nella considerazione di tanti viene sempre più considerato come una zavorra che, tramite i trasferimenti compensativi fiscali, drena risorse dai territori produttivi del Nord senza un significativo ritorno economico per quegli stessi territori. Cresce comunque la tentazione di abbandonare il Sud a se stesso e di restituirlo alla responsabilità esclusiva delle classi dirigenti locali, concentrando le risorse prodotte nei territori del Nord nell’investimento per il potenziamento delle infrastrutture locali necessarie a reggere la competizione internazionale. I segnali di questo sotterraneo disinvestimento di risorse nel Sud sono molteplici ed evidenti. Si pensi, solo per formulare un esempio, alla decisione strategica di limitare la costruzione delle linee ferroviarie ad alta velocità sino a Napoli ed allo stato di totale abbandono degli investimenti per ammodernare le linee ferroviarie della Sicilia, che sono vecchie e precarie. Tenuto conto che per le imprese il trasporto merci su linea ferrata è di molto inferiore al trasporto su gomma, già questa strategia nazionale di investimento nella infrastruttura ferroviaria è indicativa della obliterazione della questione meridionale nell’agenda politica nazionale. I profili di gravità della sotterranea crescita di una frattura tra Nord-Sud lungo la linea di faglia dell’economia e la improrogabile urgenza di riportare al centro del dibattito nazionale la centralità della questione meridionale, sono stati non a caso evidenziati in passato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha rilevato con toni critici come sembra che la questione meridionale sia stata rimossa dall’agenda politica nazionale, sempre più egemonizzata dalla questione settentrionale. La politica della Regione dovrebbe essere quelle di incentivare le imprese, aiutandole a guardare con interesse alla Sicilia, evitando di far dirottare altrove i loro investimenti.
Di questo e altri temi si dibatterà venerdì nella tappa palermitana de I Dialoghi dell’Espresso.