È stata pubblicata la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale sullo statuto dell’Università degli Studi di Palermo.
In estrema sintesi, il Tar ha accolto in modo parziale il ricorso del Miur e ha avallato le decisioni dell’Ateneo, lasciando però valida la sua carta fondativa.
A giudizio del Tar è da considerare priva di fondamento la censura del Ministero riguardo alla prassi elettorale per la selezione dei membri del Consiglio di amministrazione, facendo presente che «il principio democratico discende dalla Costituzione e si applica sicuramente alla provvista diretta o indiretta del personale per gli organi che hanno un’espressa responsabilità politica e amministrativa».
Un ulteriore motivo di ricorso ha riguardato le disposizioni momentanee in materia di competenza di Cda e Senato accademico, riguardo a variazioni o cancellazione di dipartimenti pre-esistenti.
L’istanza presentata è stata considerata superata alla fine del processo di riorganizzazione dei dipartimenti.
Solo sulla rappresentatività interna all’organo deliberante delle strutture di raccordo si è espresso il ricorso del ministero, quindi sui nuovi organismi che subentreranno nelle facoltà.
Se l’Ateneo aveva ammesso tutti i coordinatori dei vari corsi di studio, per il Miur questi ultimi devono essere scelti in modo ristretto.
«Con limitato riferimento a questo aspetto – ha affermato il rettore Roberto Lagalla – si rende ora necessario investire gli organi di governo accademico per pervenire agli adeguamenti. Questa esigenza non interferisce, in alcun modo, con la fase corrente di applicazione dello Statuto».