Un rimedio contro i gravi casi di trombosi cerebrale post-vaccino AstraZeneca? Usare mezza dose. La proposta avanzata dall’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzata, è stata appoggiata anche dal professore Andreas Greinacher, ordinario di Immunologia dell’ateneo tedesco di Greifswald. Alla base delle reazioni avverse ci sarebbe una reazione immunitaria rara che attiva gli anticorpi e quindi innesca la trombosi.
“Negli studi di fase III chi ha ricevuto metà dose del vaccino Vaxzevria non ha generato un livello di anticorpi immunizzanti più basso rispetto a chi ha ricevuto la dose piena”, ha spiegato il professor Greinacher. Allo stesso tempo, gli effetti collaterali “sono stati più deboli”. “Bisogna valutare questa soluzione e studiarla. È solo un’ipotesi – riporta ilFattoQuotidiano – ma potrebbe aiutare a ridurre le reazioni avverse e raggiungere comunque l’obiettivo di sviluppare anticorpi”.
L’immunologo Minelli all’Adnkronos Salute ha spiegato: “C’è chi ha supposto che, a fronte di dosi più basse di vaccino, si attivino risposte immunologiche più contenute e, per questo, non in grado di evocare reazioni infiammatore significative dalle quali potrebbe scaturire la produzione di anticorpi anti-Fattore Piastrinico 4, a loro volta capaci di innescare la reazione trombotica”. “Collateralmente – proseguiva Minelli – il basso grado di infiammazione immuno-indotta da una dose di vaccino meno aggressiva, sembra aver contribuito a generare livelli di anticorpi immunizzanti un po’ più alti rispetto a quelli prodotti dopo vaccinazione AstraZeneca a dose piena. Allora, se queste sono le evidenze che potrebbero essere semmai confermate da valutazioni osservazionali più allargate, perché – ha proposto l’immunologo – non verificarne la fattibilità sul campo facendo di necessità virtù?”.
Greinacher ha ricordato che le trombosi cerebrali gravi dopo la vaccinazione sono “un fenomeno che si sviluppa in pochissime persone” rispetto alle milioni di somministrazioni. Anche per questo, “al momento non è possibile prevedere o prevenire la trombocitopenia trombotica immunitaria indotta da vaccino (VITT)”. Così come “al momento non sappiamo perché il meccanismo si scatena in alcuni individui e in altri no. Non c’è al momento nessun modo per fare previsioni“. L’unica certezza è che “i casi sono stati finora segnalati in persone giovani”. Anche il vaccino di Johnson&Johnson sarà oggetto di un’analisi per quattro casi di trombosi segnalati negli Stati Uniti, ma all’università di Greifswald finora “non abbiamo trovato un paziente VITT che si è vaccinato con un altro vaccino” che non fosse AstraZeneca. “Abbiamo letto delle notizie su Johnson&Johnson, ma non abbiamo esperienza diretta”.
“Al momento non è possibile prevedere questo meccanismo o prevenirlo prima della vaccinazione. Quindi possiamo solo aspettare che si sviluppano i sintomi critici e poi effettuare il test”, ha spiegato Greinacher. I sintomi dell’effetto collaterale avverso includono vertigini, mal di testa, disturbi visivi, nausea, mancanza di respiro, dolore acuto al torace, all’addome o alle gambe e si verificano almeno cinque giorni dopo la vaccinazione.
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