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In Sicilia si assumono donne vittime di Violenza solo se sfregiate in viso


Una norma che rischia di avere l’effetto di un boomerang. È quella inserita nella legge finanziaria della Regione Siciliana con la quale si prevede l’assunzione con chiamata diretta, da parte delle pubbliche amministrazioni, degli orfani dei femminicidi e delle donne vittime di violenza che hanno riportato «una deformazione o uno sfregio permanente del viso».

Dettaglio, quest’ultimo, che per molti farebbe passare un messaggio sbagliato e che etichetterebbe la violenza sulle donne soltanto a qualcosa di pienamente visibile. A chiedere una audizione urgente alla commissione Sanità all’Assemblea regionale siciliana, presieduta dal leghista Giuseppe Laccoto, sono i sindacati Cgil, Cisl e Uil. «Si tratta di una legge fatta male», spiega a MeridioNews Gabriella Messina, segretaria regionale confederale della Cgil Sicilia. «Non ci convince così come è scritta la norma. Questo perché la parte destinata alla donne vittime di violenza è limitata soltanto a chi subisce uno sfregio. Diventa sostanzialmente una legge discriminatoria perché lascia fuori chi non ha un segno evidente di violenza».

La norma, inoltre, sarebbe in contrasto con la convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Documento adottato dal Consiglio d’Europa l’11 maggio 2011 e ratificata in Italia con una legge del 2013. «In questo testo – aggiunge Messina – si equipara la violenza psicologica a quella fisica. Per questo motivo la legge regionale introduce una discriminazione inaccettabile sulla base del tipo di danno. Crediamo che questa norma si stata adottata sulla spinta emotiva del momento senza avere piena contezza del fenomeno». La Sicilia nel 2023 è stata una delle regioni in cui si sono registrati più femminicidi.

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Il problema però non riguarderebbe soltanto la norma. «In Sicilia denunciamo da tempo l’assenza di un monitoraggio sulle donne vittime di violenza – continua Messina – Non è stato istituito l’osservatorio regionale, nato con una legge del 2012. Inoltre dal 2020 a oggi non è mai partita la cabina di regia. Strumenti che aiuterebbero ad avere interventi strutturali». A respingere ai mittenti le critiche è tuttavia Ismaele La Vardera, deputato regionale di Sud chiama Nord e autore dell’emendamento con il quale sono state equiparate le donne vittime di violenza alle vittime di mafia, aprendo loro la possibilità di assunzione con chiamata diretta. «Il tema è uno – spiega a MeridioNews – le risorse dello Stato non sono infinite. Aprire questa maglia è stata una prima vittoria, non significa che ci fermeremo qua.

La maglia era troppo ampia se mettevamo in questa situazione tutte le donne vittime di violenza. Il tema ricalca quello in discussione alla Camera, a Roma, dove si pensa di inserire le vittime che hanno subito uno sfregio in viso come categoria protetta. Queste persone al momento non godono di nessuna tutela finanziaria e abbiamo deciso di iniziare anzitutto da questa categoria».

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