In un servizio andato in onda all’interno della trasmissione “Piazza Pulita” su La7, si parla delle opportunità lavorative per i giovani del nostro paese. Mettendo a confronto quello che succede in altri paesi europei, prendendo ad esempio la Germania. Linda Giannattasio paragona la vita e le opportunità di due ragazzi tipo, Francesco e Hans. Hanno entrambi 24 anni ma non le stesse possibilità. Uno è italiano, vive con i genitori e non trova lavoro. L’altro è tedesco, studia quasi gratuitamente all’Università e troverà presto un impiego.
Gli investimenti pubblici nella ricerca pubblica
Il servizio parte dal’analisi degli investimenti dei due paesi per la ricerca pubblica. Attualmente in Italia tali investimenti rappresentano lo 0,5% del PIL. In Germania, l’1%. Con il Recovery Plan sono previsti 5 miliardi in 5 anni, che faranno giuggere alla ricerca pubblica una quota il PIL nel 2026 di 0,57. Non un grandissimo cambiamento dunque. Per arrivare alla stessa quota PIL della Germania servirebbe un investimento annuo di 20 miliardi. Questo è il divario che c’è tra noi e gli altri paesi europei.
Così, per presentare una fotografia realistica della nostra situazione nazionale, si sono inventati questo gioco che racconta cosa significa essere un giovane in Italia e cosa significa esserlo in Germania. Con un rialtamento totale delle opportunità e delle tappe.
Francesco, 24 anni, italiano
Francesco è nato a Roma e vive ancora con i suoi. E ci resterà almeno per altri 6 anni, visto che in Italia l’età media dell’uscita da casa dei genitori è di 30 anni. Dopo il diploma si era iscritto all’università ma poi ha abbandonato perchè non poteva permettersi economicamente il costo degli studi. E infatti l’Italia è penultima per numero di laureati in Europa. Dopo di noi c’è solo la Romania. Uno studio recente della corte dei conti ha infatti mostrato che in Italia c’è una grande carenza di forme di esonero dalle tasse, prestiti, aiuti economici da parte dello stato per i meno abbienti.
Francesco a questo punto ha deciso di andare a lavorare e si è iscritto al centro per l’impiego. Anche li non è andata benissimo. E si, perchè in Italia solo il 2,3% dei lavoratori che si iscrivono ai centri per l’impiego poi inizia a lavorare. In Italia ancora il mezzo più utilizzato per trovare lavoro è la rete dei parenti e degli amici.
A questo punto Francesco, non travando lavoro decide di lasciare l’Italia. Ebbene nel nostro paese, negli ultimi dieci anni, circa 250 mila giovani hanno deciso di andare all’estero. E il costo stimato di questa massiccia fuga di cervelli è di 16 miliardi di euro. perchè si è stimato che per tale cifra avrebbero contribuito questi giovani al pil del paese, se fossero rimasti in Italia.
Hans, 24 anni, tedesco
Hans ha 24 anni come Francesco, vive a Berlino ed è già andato via da casa dei suoi. In Germania infatti, l’età media di abbandono del tetto genitoriale è di 23,7 anni. Hans ha frequentato un istituto tecnico e poi si è iscritto all’UNiversità. Dove praticamente non ha pagato tasse. L’università in germania, infatti, è quasi gratuita. Ci sono bassissime spese amministrative, tante opportunità di borse di studio a fondo perduto e prestiti statali a zero interessi. Anche lui si è iscritto ai centri per l’impiego. Ma, a differenza di quello che è successo a Francesco, ha avuto più fortuna. L’agenzia tedesca del lavoro è super efficiente, si occupa anche della formazione oltre che dell’allocazione dei lavoratori. E la disoccupazione giovanile in Germania è pari al 6%. In Italia al 33%. Hans fa le vacanze in Italia da noi, con i soldi guadagnati dal suo lavoro.
Non ci sono molti commenti da fare a questo servizio. L’unica cosa che si può dire è che ci vuole fortuna anche a nascere nella nazione giusta. Poi si sa, siamo l’Italia, abbiamo la storia, la cultura, le bellezze naturali e architettoniche…ma se tutti i giovani andranno via da questo paese per avere una opportunità di lavoro e di crescita a cosa sarà servito tutto questo? Sicuramente a rendere più gradevoli le vacanze degli Hans di turno. E i nostri Francesco? Per quanto tempo ancora dovranno essere sovvenzionati dai genitori?
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