I talebani prendono il possesso di Kabul. Sono ore frenetiche quelle che si respirano in Afghanistan. Nella mattinata i talebani hanno dichiarato la nascita dell’Emirato Islamico. L’ex presidente Ghani è scappato con la famiglia e alcuni collaboratori. E nel frattempo le giovani donne afgane pensano al futuro, tra chi sta scappando e chi ha paura di quello che potrebbe accadere.
“Stamattina le mie sorelle e io abbiamo nascosto le nostre carte di identità, i diplomi e i certificati. È stato devastante. Perché dobbiamo nascondere cose di cui dovremmo essere fiere? Sembra di dover bruciare tutto quello che ho realizzato in 24 anni”. È la testimonianza inviata al Guardian da una ragazza che fino a ieri studiava all’Università di Kabul.
In 24 ore sono cambiati 24 anni della giovane mittente della lettera al sito britannico. “I guidatori dei mezzi di trasporto pubblico non ci facevano salire per tornare a casa. Non volevano prendersi la responsabilità di trasportare una donna”. Intorno, gli uomini che gridano: “Andate a mettervi il burqa“, “Sono i vostri ultimi giorni in giro per le strade“, “Uno di questi sposerò quattro di voi“.
E il tragico racconto prosegue: “Mia sorella ha lasciato la sua scrivania piangendo: “Sapevo che sarebbe stato il mio ultimo giorno di lavoro”. “Un racconto di terrore, simile a quello di una giovanissima giornalista afghana che pochi giorni fa sempre sul quotidiano britannico raccontava: “Non sono al sicuro perché sono una donna di 22 anni, e so che i Talebani stanno costringendo le famiglie a consegnare le loro figlie e le loro madri per poi darle ai soldati”.
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Una studentessa afgana: “Ho paura di non poter tornare all’Università”
Con l’annuncio che i combattenti islamici intendono proclamare l’Emirato, la sorte delle donne del Paese desta preoccupazione in tutto il mondo. Il movimento femminista per i diritti delle donne “Se non ora quando” ha rivolto un appello al governo e ai parlamentari italiani ed europei affinché si impegnino a garantire la loro tutela prendendo posizioni nette. Così da evitare di “fare accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio” e sospendendo “i rimpatri forzati in Paesi dove non sono garantite libertà democratiche”. E aprendo “canali umanitari per accogliere e dare protezione” a tutte le persone che sentono minacciata la loro sicurezza in Afghanistan.
“Chiediamo che le donne afghane non vengano abbandonate alla solitudine e al terrore in un Paese oramai fuori controllo”, è il messaggio lanciato dalla Fondazione Marisa Bellisario, che per anni si è impegnata per i diritti delle donne e di genere in Afghanistan, dove, ricorda la presidente Lella Golfo, “la componente femminile è da sempre considerata l’anello debole su cui infierire”.
“L’azione è terribile e deve essere immediatamente affrontata” recita invece un comunicato rivolto alle Nazioni Unite e al G20, firmato da Stati generali delle donne, Alleanza delle donne e altri comitati. “Le azioni violente già in atto da parte dei Talebani sono rivolte soprattutto alle donne”, scrivono gli attivisti, “Kabul è occupata e i Talebani stanno setacciando i quartieri per prendere donne e ragazze“.