L’Italia in una classifica europea riesce sia ad ottenere il primo posto che l’ultimo. A raccontare il controsenso italiano il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC).
Proprio l’ERC è la più importante e celebre istituzione finanziatrice di progetti di ricerca in Europa, e ogni anno cerca di stilare la classifica dei migliori ricercatori e dei migliori paesi europei nel campo della ricerca.
I punteggi di questa classifica sui ricercatori vengono assegnati in base al potenziale dei progetti. 47 sono i progetti di ricerca italiani meritevoli di fondi. I ricercatori italiani, in Europa, sono stati i migliori nel proporre progetti.
Scendendo nella classifica, infatti si vede, la Germania con due progetti in meno dell’Italia (45) al secondo posto. Poi al terzo posto con 27 progetti la Francia. Poi arrivano Regno Unito, Spagna, Russia, Israele, Portogallo e Svizzera, con soli 9 progetti, quasi 40 progetti in meno premiati rispetto all’Italia.
La cosa buffa è che nella classifica accanto, quella dei centri di ricerca dove vengono spesi i fondi, l’Italia si trova all’ultimo posto. In pratica i ricercatori italiani sono i migliori nel campo europeo, mentre l’Università italiane sono tra le peggiori a spendere i fondi su questi progetti. Un controsenso bello e buono.
Il controsenso sui ricercatori italiani
La classifica tra i centri che spendono meglio i propri fondi vede al primo posto la Germania al pari merito con il Regno Unito a 50 progetti sovvenzionati. Scendendo al terzo posto c’è la Francia con 34 progetti. Poi ci sono la Russia, la Spagna, la Svizzera, l’Austria, l’Israele ed infine l’Italia.
Secondo i dati ERC, l’Italia ha vuto il maggior numeri di progetti premiati, ma il minor numero di progetti sovenzionati con i fondi ERC. Con esattezza, dei 47 progetti celebrati nel 2020, solo 17 sono stati realmente sovvenzionati. Così 30 di loro sono rimasti fermi, anche se meritevoli di lode. Un’ingiustizia bella e buona.
Questo è il grafico fatto dalla pagina Wiil Italia su Instagram in base alla fonte ERC: