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La caccia alle cinque ragazze che ballano senza velo in Iran ci ricorda di non dare nulla per scontato


In Iran La polizia sta cercando le ragazze del video per arrestarle. Le 5 hanno danzano in strada nel quartiere di Ekbatan di Teheran, dove la protesta antigovernativa è più forte 

La libertà e i diritti acquisiti sono conquiste fondamentali per la nostra società, ma spesso li diamo per scontati. Non dobbiamo dimenticare che molti paesi, anche a pochi chilometri da noi, non garantiscono questi diritti, limitando la libertà individuale e la possibilità di sviluppo.

In Iran è caccia alle cinque ballerine senza velo che in un video hanno sfidato le leggi di Teheran. Le forze di sicurezza iraniane le stanno cercando ovunque, e le autorità sono furiose. Le ragazze rischiano grosso, anche perchè il filmato del loro balletto sensuale ha fatto scalpore su Internet tra i sostenitori del regime, ed è diventato invece virale per i manifestanti. Tanti i commenti di elogio, di incoraggiamento alle giovani iraniane ribelli. 

Nel video le 5 danzano in strada nel quartiere di Ekbatan, nella parte occidentale di Teheran, una delle aree dove la protesta antigovernativa è più forte. La clip dura solo 40 secondi, ed è un omaggio alla Giornata internazionale della donna l’8 marzo. Le ragazze indossano abiti larghi, ondeggiano e sculettano, il tutto senza il velo obbligatorio. La coreografia si svolge sulle note di Calm Down di Rema e Selena Gomez. Alle loro spalle due edifici grigi, decadenti, si comprende che la zona è disabitata.

Nella Repubblica islamica le donne obbligate a indossare l’hijab e gli è vietato ballare in pubblico. Ma molte ragazze, e in numero sempre crescente, non indossano più il velo aderendo alle proteste che hanno infiammato il Paese in questi mesi dopo la morte della giovane Mahsa Amini per mano della polizia morale. Le autorità stanno facendo pressioni per identificarle, e per scovare il titolare dell’account Twitter di Shahrak Ekbatan, che segue le notizie del quartiere, e che ha già postato video simili su Instagram. “Hanno cercato filmati delle telecamere a circuito chiuso, per identificare le ragazze che stavano solo ballando e non erano coinvolte in alcuna attività politica. La polizia è stata vista controllare i filmati e interrogare le guardie”, si legge su Shahrak Ekbatan. Inoltre la pagina Instagram è stata disattivata. 

In Iran a gennaio c’è stato un caso simile: due blogger, Amir Ahmadi e la fidanzata Astiaj Haghighi, sono stati condannati a 21 anni di carcere per un video in cui ballavano nella centrale piazza Azadi di Teheran.

In molti paesi del mondo, l’accesso all’istruzione è ancora un privilegio riservato solo a pochi. Invece, qui da noi, l’istruzione è garantita a tutti, indipendentemente dallo status sociale o dallo stato economico. La nostra quotidianità ci fa percepire queste conquiste come normali, ma dobbiamo ricordare che molte persone in altri paesi lottano per avere accesso all’istruzione e per poter costruire un futuro migliore.

Lo stesso vale per la libertà di espressione e di movimento. Mentre noi siamo abituati a ballare in strada e a vivere liberamente la nostra vita, in molti paesi del mondo ciò non è consentito. In alcuni paesi, le donne non hanno il diritto di guidare o di andare in giro senza un uomo accanto. In altri, la libertà di espressione è limitata, e le persone rischiano la vita se osano criticare il governo.

È importante ricordare che queste libertà e questi diritti sono stati ottenuti grazie a lunghe lotte e sacrifici. E che la loro tutela richiede un costante impegno da parte di tutti. Nessuno di noi dovrebbe dare per scontato quello che abbiamo, ma dovremmo impegnarci per garantire che queste conquiste siano estese a tutti, ovunque.

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