Conosciamo insieme la storia della famiglia Florio in Sicilia e dell’influenza che hanno avuto nell’Isola durante l’epoca d’oro.
Nel transito tra il XIX e il XX secolo, la dinastia Florio ha intessuto un capitolo di rilevanza suprema nella narrazione della Sicilia, con un focus particolare su Palermo. Nel corso dell’epoca d’oro, conosciuta come “belle époque”, la loro rinomanza e prosperità raggiunsero dimensioni colossali, tanto da persistere nell’odierno discorso come un lignaggio regale.
La famiglia Florio in Sicilia
L’epopea dei Florio nella terra siciliana prende avvio con i fratelli Paolo e Ignazio Florio, originari di Bagnara Calabra, i quali, dopo il devastante terremoto del 1783, decidono di cercare fortuna a Palermo. Avviano, pertanto, un emporio di aromi nella via dei Materassai, una delle molteplici strade che formano l’intricato labirinto del centro storico palermitano. Benché il negozio di spezie non sortisca immediati successi, la tenacia con cui i fratelli si dedicano all’impresa li conduce a prosperare. Le generazioni a venire si faranno carico dell’eredità familiare, investendo in diverse direzioni: danno vita alle rinomate cantine a Marsala, si dedicano alle tonnare e inaugurano un rilevante impegno nel settore delle compagnie di navigazione.
L’ingente patrimonio industriale e l’impulso culturale instillato dai Florio attraggono capitali a Palermo, tanto che verso la fine del XIX secolo la città si trasforma nella culla del movimento Liberty in Italia e un fulcro culturale di portata internazionale. In particolare, Ignazio junior e sua moglie, la seducente nobildonna Franca Florio, nota come Donna Franca, si prodigano nell’ambizione di elevare Palermo a una capitale dell’arte e del pensiero. Esempio di ciò è l’edificazione della meravigliosa Villa Igea, ancor oggi un albergo di lusso in stile Liberty affacciato sul Golfo di Palermo, nonché l’istituzione del giornale “l’ora”.
Tuttavia, la parabola discendente della famiglia Florio ha origine proprio con Ignazio junior. Il quadro economico familiare subisce una precipitosa caduta, l’incipiente Prima Guerra Mondiale devasta i progetti degli industriali magnati, e così la famiglia, un tempo tra le più agiate in Sicilia, è costretta a disfarsi delle proprie proprietà.
Le loro immani fatiche, la ricchezza accumulata e poi la successiva declinazione sono ancora oggi tangibili in Sicilia, delineando ciò che resta della grandiosità dei così detti Leoni di Sicilia.
1. La Tonnara dei Florio a Favignana
Per lungo tempo, l’isola di Favignana rimase sotto l’influenza dominante della famiglia Florio. Nel 1874, questa famiglia di nobili acquistò le Isole Egadi, dove costruirono la loro sontuosa residenza insieme a un’attrezzata tonnara. Conosciuta come Villa Florio, questa dimora rappresenta un autentico capolavoro architettonico, con influenze neogotiche e liberty, frutto della geniale progettazione dell’architetto palermitano Giuseppe Damiani Almeyda. Durante il periodo della mattanza del tonno, Villa Florio fu il luogo di residenza di Ignazio Florio junior e Donna Franca.
La tonnara di Favignana emerge come uno degli impianti di maggior rilievo nell’intero Mar Mediterraneo. I membri della famiglia Florio furono i pionieri nella creazione del metodo di conservazione del tonno mediante cottura e immersione nell’olio. Un’icona distintiva di questa famiglia era il leone che si dissetava, simbolo che trovava posto su ogni lattina commercializzata dalla dinastia Florio.
2. Le Cantine di Marsala
La dinastia Florio investì considerevolmente nel vino Marsala, un nettare liquoroso che ottenne una straordinaria popolarità, specialmente tra l’aristocrazia europea. La decisione di ubicare le cantine lungo la costa occidentale della Sicilia si dimostrò un’abile mossa strategica. La prossimità delle vigne al litorale conferisce a questo vino una distintiva unicità. Ancora oggi, l’uva di Marsala continua a donare vita a vini pregiati, i quali possono essere apprezzati da chiunque durante una visita guidata all’interno dell’edificio.
3. I quattro pizzi all’Arenella
L’edificio noto come “Quattro Pizzi”, denominato così a causa delle quattro eleganti torrette angolari che lo circondano, rappresenta un capolavoro dell’architetto Giachery. Questo palazzo, realizzato in stile neogotico e affacciato su una delle numerose tonnare gestite dalla famiglia Florio, cela al suo interno un autentico tesoro artistico. La sontuosa sala del primo piano, splendidamente ornata, richiama i motivi presenti nella sala di Ruggero nel Palazzo dei Normanni di Palermo, catturando l’essenza delle gesta eroiche dei cavalieri in un elegante stile siciliano. Il palazzo conquistò il favore dello zar Nicola I di Russia e di sua moglie, la zarina Alessandra, al punto che decisero di commissionare una replica identica da riprodurre nella loro residenza di Petergof, nei pressi di San Pietroburgo.