La rabbia di uno studente raccontata, parola per parola, in una lettera inviata al sito del Corriere della Sera. “Sono, tristemente, uno studente iscritto al primo anno di Magistrale all’Università degli studi di Milano-Bicocca. Scrivo per raccontare l’altra faccia dell’istruzione italiana, quella che è stata dimenticata da troppo tempo: l’università. Proprio ieri, arriva a tutti i miei colleghi e amici studenti una email dove viene richiesto il pagamento della seconda rata universitaria”, inizia così il racconto dell’universitario.
In occasione del pagamento della sua seconda rata, lo studente milanese ha fatto un excursus su ciò che è accaduto in questio instabile anno e mezzo. Tra abbandoni, tristezza e quella voglia di farcela.
“La rata fortunatamente varia in base all’Isee, ma non è la questione economica che vorrei affrontare. Vorrei affrontare la sfacciataggine con cui l’università richiede un compenso economico per dei servizi che non fornisce più dal momento in cui è stata chiusa per il virus. Durante il lockdown di marzo 2020, il primo videomessaggio di speranza rivolto a noi studenti non era riferito all’aspetto didattico ma all’aspetto comportamentale. Il succo: «Non sappiamo cosa aspettarci, l’unica cosa che ci interessa è che non copiate agli esami. Stiamo già predisponendo software utili ad individuare chi copia»“, dichiara lo studente furioso.
Per il giovane l’Università in generale si è interessata solo per capire se uno studente copiasse o meno. “Posso assicurare che all’epoca era l’ultimo dei pensieri di noi studenti quello di copiare. Eravamo spaventati come tutti da una situazione sconosciuta e pericolosa. Da quel momento in poi comunicare con i professori è diventato un rebus. L’università è rimasta chiusa, non permettendo proclamazioni di lauree in presenza neanche all’aperto, cosa che si è svolta in altre università milanesi. Modalità di esame cambiate a una settimana dalla data prestabilita, professori che utilizzano videolezioni registrate durante il primo lockdown”.
Infine lo studente prende il suo caso specifico e racconta passo per passo il abbandono nei suoi confronti. “Come se non bastasse nel mio corso di studi per il secondo anno sono previsti 3 curriculum diversi, che decideranno in gran parte il nostro futuro. In 7 mesi di richieste nessun incontro per spiegare indirizzi e esami da sostenere, ma soprattutto gli sbocchi lavorativi. Ed è qui il senso di abbandono: l’incontro ora è stato programmato a 48 ore dalla chiusura dei piani di studio. Io in 48 ore devo scegliere cosa voglio diventare, in quale ramo specializzarmi. Ora, amata università Bicocca, siamo sicuri che la seconda rata ti spetti? Spero di poter ricevere finalmente una risposta”.
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