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Imparare ad abitare la nostra casa, il nostro porto sicuro


Heidegger diceva che bisogna “imparare ad abitare”. Ma l’uomo per sua natura non è fatto per abitare al chiuso.

L’uomo nasce dalla terra perché dalla terra si è generato. Si è costruito, tra la poltiglia e il fango, cercando provviste, sperimentando nuovi modi per proteggersi, facendo scoperta dell’ambiente naturale di cui era parte egli stesso. L’uomo, per sua natura, era esposto a rischi, pericoli, ai fattori climatici, ai cambiamenti di un mondo selvaggio sempre mutevole e mai al sicuro.

Con la casa, l’intera concezione dell’abitare cambia e ad oggi l’uomo ha abusato probabilmente di questa condizione di forte ristoro e protezione che quasi si lascia soffocare dall’ambiente domestico per la richiesta di troppa protezione. Oggi l’ambiente esterno risulta una minaccia per l’uomo moderno. Chiusi in casa per paura. Blindati come in un perenne coprifuoco!

Sentirsi a casa!

La casa è l’ambiente che più viviamo, che ci trasmette sicurezza, riparo, protezione. La casa, la nostra casa rappresenta un rifugio dalle ansie esterne. E’ il luogo perfetto dove poter coltivare i propri interessi, non solo prettamente lavorativi. La casa è il posto per svagarsi e rilassarsi, per recuperare le energie per i ritmi frenetici e stressanti di una vita immersa nel pubblico.

La casa è la nostra culla, quella che ci avvolge quando fuori il pericolo avanza. La casa è parte di noi! Non è una struttura di ferro e calcestruzzo priva di anima. La casa, la nostra casa è anima, siamo noi a renderla umana e siamo noi ad attribuirle il cuore pulsante di tutte le emozioni ad essa connesse.
La casa è legata alla memoria, ai nostri ricordi, alla fanciullezza, ai nonni che adesso che non ci sono più, alla nascita dei nostri fratelli, ai pomeriggi passati a studiare tra una merenda e un’altra.
La casa è come un libro pieno di pagine da leggere, dove in ognuna è impressa la traccia di un pezzetto di percorso di vita!

Cos’è oggi per noi CASA?

E allora perché adesso che siamo costretti a stare a casa, quasi ci lamentiamo e ci sentiamo soffocare? Come è cambiato il nostro senso del vivere e percepire la CASA?
Sono domande che molto spesso non ci poniamo, ma che hanno una fondata spiegazione che, probabilmente, risiede nella natura stessa dell’essere umano, come abitante del mondo!
Adesso desideriamo l’aria aperta, il parco, il mare, la campagna, il vento e la pioggia. Desideriamo esporci alla vita e ai rischi che al di fuori incombono.

Abitare il mondo

Oggi più che mai vorremmo abitare il mondo, non la casa, perché parte di noi è connessa al mondo, al di fuori delle mura domestiche.
Ma proprio adesso che la casa rappresenta il luogo più sicuro, noi sentiamo il bisogno di volerci liberare da questo guscio di protezione, da questo senso opprimente di riparo. Si ricerca quasi quel senso dell’esposizione al rischio, che da adrenalina inconsapevole alle nostre vite.

Una riflessione che ci dice tanto sulle nostre abitudini e sui nostri equilibri precari, che basta un nulla per mettere in crisi. Bisognerebbe rivedere il nostro concetto dell’abitare, dell’abitare casa in modo esclusivo, perché imparare ad abitare casa vuol dire anche imparare ad abitare il mondo.


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