La pandemia da Covid-19 fa crollare l’occupazione femminile: in Italia, meno di una donna su due lavora. Dati così allarmanti non si vedevano dal 2013.
Occupazione femminile in Italia: i dati
Come riportato dal Bilancio di genere 2021, l’occupazione femminile in Italia nel 2020, l’anno dello scoppio della pandemia e dell’importante crisi economica, è calata al 49% (in Europa le donne occupate sono il 62,7%). Non soltanto. La pandemia ha anche notevolmente aumentato le differenze di genere: la distanza del tasso di occupazione femminile da quello maschile è arrivata a toccare picchi pari al 18,2%, contro i il 10,1% della media europea. Vediamo nel dettaglio le categorie più sfavorite.
Occupazione femminile: le categorie più colpite
Il tasso di occupazione femminile scende vertiginosamente tra le donne giovani (33,5%) e le donne che vivono nel Sud (32,5%). Si segnala inoltre che il tasso delle donne Neet, ovvero quelle che non studiano né lavorano: cresciuto dal 27,9% al 29,3%, contro una media dell’Unione europea del 18%. Da sottolineare anche l’aumento del numero di donne costrette al lavoro part-time: dal 60,8% si è passati al 61,2% del 2020. Cica 2 milioni di donne. In Europa, invece, questo tasso è al 21,6%: circa tre volte in meno.
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Le mamme le più penalizzate
A subire ancor più la crisi dovuta alla pandemia sono le mamme. Nel 2020, il 79% delle donne con figli ha fatto richiesta per i congedi parentali, contro un ben più modesto 21% dei padri. Inoltre, il tasso di occupazione delle donne con figli sotto ai 5 anni risulta essere più basso di oltre il 25% di quello delle altre donne coetanee senza figli.