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La voce di Lauretta: la storia di Giovanna, che non ha mai smesso di lottare.


Lottare e avere degli eroi da seguire. Tutti noi, fin da piccoli, abbiamo bisogno di eroi. Abbiamo bisogno di ispirarci, confrontarci e mantenere viva la nostra passione sognando in grande.

Oggi abbiamo molti eroi a cui ispirarci.

I veri eroi sono quelli che ogni giorno si alzano e combattono e affrontano la vita anche se gli hanno rubato i sogni e parte dei motivi per vivere.

Giovanna Zizzo è una di loro.

Giovanna, donna Catanese (precisamente di San Giovanni La Punta) lotta da ben sei anni per dare a tutti i costi voce a chi non ne ha più: sua figlia Lauretta e tutte le vittime della violenza.

Laura era una bambina dolce e solare la cui vita è stata spezzata dal padre che, senza umanità alcuna, ha accoltellato lei e la sorella Marika che, però, è sopravvissuta.

Noi, abbiamo avuto la grande occasione di intervistarla.

L’intervista a Giovanna

-Come sei riuscita a superare la morte di Laura, dove trovi il coraggio di andare avanti e lottare?

“Il dolore che vivo tutt’ora dentro di me è qualcosa di disumano, ci sono giorni in cui non hai voglia di vivere, ho pensato tante volte di farla finita.- ci dice Giovanna- ma l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti è stata Lauretta che, in qualche modo, mi è stata sempre vicina. La forza di andare avanti me la dà soltanto lei, solo lei può muovere i miei passi. Perché io sono ancora la sua mamma e lo sarò sempre.”

Un anno dopo, Giovanna incontra Vera, un’altra madre spezzata dal dolore per la perdita della figlia Giordana uccisa dal compagno.

Queste due donne, insieme, non rimarranno più in silenzio.

Da allora urlano al mondo la loro storia e quella delle loro figlie perché possano sensibilizzare più persone possibile e perché il mondo in cui viviamo sia un po’ migliore.

Le due donne consegnano direttamente al ministro di grazia e giustizia una raccolta di quasi 82mila firme per l’eliminazione del rito abbreviato per gli assassini.

Portano avanti un progetto per installare delle panchine rosse nelle piazze di moltissimi comuni Siciliani per ricordare le vittime di violenza, vanno nelle scuole per raccontare la storia di Laura e Giordana ai bambini ed ai ragazzi.

“Quello che dico sempre alle ragazze è: non rimanete in silenzio. Dovete avere sempre la forza di urlare quello che accade, perché il silenzio ti porta alla distruzione.

Invece ai ragazzi voglio dire di unirsi a noi nella lotta contro la violenza, perché soltanto insieme si possono cambiare le cose.”

Giovanna, Come hai vissuto la pressione dei media nei tuoi confronti?

Dopo quello che è successo io sono stata sommersa dalle fake news.

Spesso, com’è successo a me, quando sei una vittima, vieni giudicata, disprezzata e da vittima passi a carnefice. “Lei l’ha fatto impazzire, è stato a causa sua se ha ammazzato la bambina”, mi sono sentita dire. Si sono inventati di tutto.

Ma se tu non puoi nemmeno comprendere il mio dolore, come puoi giudicarmi?”

In che modo sono intervenute le istituzioni dopo la tua perdita e soprattutto dopo il dolore e la violenza che hanno subito i tuoi figli?

Da parte delle istituzioni c’è stato un totale silenzio. Soprattutto per quanto riguarda la realtà comunale: a San Giovanni La Punta, Laura non viene ricordata. È stato uno degli ultimi paesi etnei ad installare la panchina rossa in piazza e inizialmente non volevano nemmeno dedicarla a Laura. Dalla mia comunità io sono stata lasciata sola, quasi considerata fastidiosa perché io non sono mai rimasta in silenzio.

Anche i miei figli sono stati abbandonati dallo stato: non sono stati in alcun modo tutelati dalla legge e non lo sono tutt’ora. Un risarcimento economico non restituirebbe loro l’adolescenza che hanno perso ma darebbe loro speranza, dimostrerebbe loro che c’è una porta aperta da parte dello stato.

Dove hai trovato il coraggio di fidarti e di amare ancora?

Vorrei dire a tutte le donne che hanno subito violenza che non dovete avere paura di trovare un uomo, né dovete avere paura di amare di nuovo. Oggi ho incontrato un nuovo amore, ho conosciuto il vero amore e soprattutto il rispetto, un concetto che durante il mio matrimonio non mi accorgevo che mancava. Guardate oltre la vostra famiglia e la vostra realtà. Il vero amore esiste, ma spesso non è quello che siamo convinte che sia. Considerate sempre ogni gesto, ogni parola e pretendete rispetto reciproco sia nei confronti dell’uomo che della donna.

Giovanna conclude con queste parole:

“se riuscirò ad aiutare una donna o un uomo per me è una vittoria, perché so che Laura vuole questo ed io sono e sarò sempre la sua voce.”


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A proposito dell'autore

Nata a Catania il 15 dicembre del 2000, è una studentessa di scienze e lingue per la comunicazione all'università di Catania. Sin da piccola coltiva una grande passione per la scrittura. Aspirante giornalista professionista, ama la politica, la cultura, l'arte, la letteratura, le lingue e le persone. Provo a raccontare la realtà ma con un tono diverso!