Nasce dall’attenta osservazione del territorio delle Madonie, e delle peculiarità che lo caratterizzano, l’idea di rendere tutto il patrimonio artistico virtualmente accessibile, su dispositivi mobile e web.
Un hinterland palermitano con grandi potenzialità, costellato da tante piccole perle preziose, perlopiù nascoste, inaccessibili, oppure sconosciute ai normali itinerari turistici.
L’idea ambiziosa di M’AMa, ovvero il Museo delle Arti nelle Madonie, germoglia progressivamente nella mente creativa di chi quel territorio lo conosce molto bene: l’artista Angela Sottile, laureata in Storia dell’Arte che raccoglie un’idea lanciata nel corso del prof. Salvatore Sorce, la sviluppa, prima in una tesina e poi nella tesi.
Quindi diventa un progetto che al secondo tentativo supera la competizione Soul-FI (H2020) e viene finanziato.
«Ancora una volta i nostri allievi, se stimolati afferma il prof. Antonio Gentile, Associato presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica, Gestionale, Informatica e Meccanica – realizzano cose incredibili».
Angela Sottile è definita in una intervista per Tanguy come «… un’artista dalle poliedriche attuazioni creative”, e si sa quanto siano tenaci i castelbuonesi, le idee devono prendere corpo, altrimenti non c’è gusto! Quella visione adesso comincia a muovere i primi passi, concreti, verso la sua reale attuazione. Una parte del complesso progetto del Museo delle Arti nelle Madonie ha infatti raggiunto un primo importante obiettivo: ottenere l’accesso alla fase A d’accelerazione di Soul-Fi».
«Tutto ha avuto inizio con le lezioni di Informatica per la Storia dell’Arte, tenute dal professore Salvatore Sorce, una delle prime materie sostenute al corso di Laurea Magistrale. Tra colleghi che si chiedevano a cosa servisse studiare informatica in un percorso di studi umanistici e altri che a lezione guardavano le slide come l’ultimo best seller di fantascienza, c’ero anche io, che ne percepivo le potenzialità. Il docente chiedeva un elaborato finale che fosse un’ipotesi su come far sposare l’informatica e l’arte.
Io presentai “M’Ama” e avevo già immaginato tutto, conosco molto bene la realtà storico artistica delle Madonie e l’idea di un museo virtuale è venuta un po’ da sé. Da subito le linee principali sono state chiare: interesse per le opere non fruibili, l’idea di un approccio alla conoscenza per collegamenti e confronti, di percorsi personalizzati in cui l’interesse del fruitore è in primo piano e di un museo vero e proprio, con mostre temporanee e attività di ricerca e didattiche, oltre che il suo essere pensato per diversi dispositivi. M’AMa sono state le prime (e ultime) 40 ore senza sonno della mia vita universitaria».