Facciamo una perlustrazione degli aneddoti più esilaranti avvenuti in alta quota e raccontati dagli assistenti di volo Mario Tadiello e Franco Lombini in un nuovo libro.
I segreti degli assistenti di volo
Accadono cose che i passeggeri non possono neanche immaginare. Tanto per cominciare: gli assistenti di volo sanno tutto prima ancora che saliamo sull’aereo: se abbiamo qualche necessità speciale, atteggiamento strano, se siamo di quelli che provano sempre a farsi spostare in una classe superiore o se stiamo reprimendo la paura di volare. Loro lo sanno perché pare che durante l’iter d’imbarco svolto a terra, il personale che incontriamo scrive eventuali appunti sul nostro conto utili allo staff di bordo.
Alla luce degli assurdi episodi che prendono vita tra le nuvole, soprattutto quando si tratta di lunghi tragitti, non c’è comunque da stupirsi che servano una preparazione specifica e relative misure cautelari. Dagli atti osceni più fantasiosi alle richieste più assurde. Gli steward Franco Lombini e Mario Tadiello, compagni nel lavoro e nella vita, ne hanno viste veramente di tutti i colori senza mai scomporsi. Hanno deciso di raccontare gli aneddoti più divertenti nel loro libro intitolato Apriti cielo! e pubblicato in crowdfunding su Bookabook.
Gli aneddoti riguardano personaggi famosi come Gwyneth Paltrow, Michael Fassbender e la temutissima Naomi Campbell. Ma anche i reali inglesi e la Regina Elisabetta II.
Vanity Fair li ha intervistati. Ecco cosa hanno raccontato.
I racconti dei due assistenti di volo
Ci svelate qualcosa su come volano i reali inglesi?
«I reali inglesi di norma usano i voli di linea, a volte viaggiando anche in economica e nemmeno nei sedili migliori, come nel caso delle figlie di Andrea di York, il secondogenito della Regina. Sua Maestà, di solito, prenota invece l’intera prima classe, dove viene smantellato tutto e inserita la sua mobilia proprio come a Buckingham Palace. Quando voliamo con lei c’è un protocollo preciso da imparare e un plico enorme da leggere, dove si trova scritta dettagliatamente ogni cosa, anche come beve il tè. Abbiamo scoperto, ad esempio, che per l’assaggio ne mette una piccola stilla nel piattino, che beve direttamente da lì per verificarne la temperatura».
Parlateci di chi vi lascia i commenti sui passeggeri prima che s’imbarchino: c’è scritto qualcosa accanto al nome di tutti?
«No, solo ove necessario. Tutta la catena di persone che incontrate a terra prima dell’imbarco osserva i passeggeri e segnala eventuali anomalie o peculiarità comportamentali, di modo che lo staff di bordo sia informato a chi prestare particolare attenzione. In alcuni casi si può decidere anche di non far partire la persona: come per chi arriva ubriaco da un volo precedente e deve prenderne un altro. Naomi Campbell, ad esempio, ha un file che “te lo raccomando” e che per 10 anni le ha vietato di volare con la nostra compagnia. Noi, ovviamente, ce la siamo ritrovata a bordo allo scadere preciso dei 10 anni».
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Ogni classe di volo ha le sue follie
Sono peggio i passeggeri che volano in prima classe, in business o in economy?
«Ah, la follia è trasversale e non conosce distinzione di ceto. C’è anche chi non è ricco ma vorrebbe esserlo e si comporta di conseguenza. Non si è più “salvi” in una classe piuttosto che in un’altra, dipende dalla giornata. Su un volo transoceanico non capita quasi mai che non succeda niente. C’è sempre qualcuno che vuole essere ascoltato tutta la notte o farsi notare per le proprie peculiarità. Noi facciamo parte del biglietto e indossiamo una divisa, quindi più di tanto non possiamo esprimere opinioni personali, il che a volte significa essere quasi presi in ostaggio. In alcuni casi, invece, è un piacere ascoltare, a prescindere dal fatto che ci raccontino o meno la verità. In volo ne succedono di tutti i colori. Proprio perché si crea questo ambiente sospeso nell’aria, dove nessuno si conosce e tutti possono essere quello che vogliono: diventa un momento di sfogo per fantasie, inibizioni e frustrazioni. Le emozioni sono sempre accentuate e amplificate. A questo si aggiunge il desiderio di cambiamento che per molti coincide con il fare un viaggio. Non a caso siamo spesso partecipi anche di crisi coniugali».
Come non perdere la pazienza
Davvero non avete mai perso la pazienza davanti a un passeggero “impossibile”?
«Davanti, no. Al massimo ci si sfoga in cambusa. C’è da dire, poi, che in 25 anni d’esperienza si impara a mandare a quel Paese qualcuno senza che se ne accorga, magari facendogli un complimento. I nostri colleghi inglesi, in questo, sono dei veri maestri. Ricordo che, una volta di ritorno dal Giappone, stavamo per ammanettare un signore che aveva già spaccato una bottiglia e teneva un comportamento pericoloso. La capo cabina inglese, invece, ha deciso di prendersi la responsabilità di non ammanettarlo per evitare reazioni fisiche, si è seduta di fianco a lui con il giornale e per tutto il viaggio, ovvero per diverse ore, è restata lì a prendersi una valanga d’insulti a due centimetri dal viso. Lui gliene diceva davvero di tutti i colori e lei è restata sempre impassibile: non so come abbia fatto.»
Anche il ménage à trois
Ma c’è stata anche la volta in cui Mario e Franco hanno interrotto un ménage à trois che proprio non voleva interrompersi. Quella in cui hanno dovuto risolvere la questione di un chewing-gum finito nella parrucca di un’ebrea ortodossa, nonché quella in cui sono stati costretti a trattare come una bambina vera, onde evitare crisi isteriche, una di quelle bambole che si danno alle coppie in prova per diventare genitori. Senza dimenticare il passeggero spaventato perché «un ufo ci sta seguendo». O ancora la signora convinta che il cantante George Michael stia pilotando l’aereo e il signore che per cambiare l’aria vuole aprire il portellone del Boeing 777 .
Personaggi pittoreschi, talora vagamente inquietanti. A volte la realtà non abbisogni della fiction per risultare esilarante. Ma vale la pena di soffermarsi ad assaporare il tragitto prima della meta. Bastano un paio d’occhi attenti e una prospettiva ad alta quota.