Home

L’emozione del 2021 è il languishing: “Non depressi, ma privi di gioia di vivere”


Quello che manca e che mancherà nel 2021 è l’assenza di gioie e scopi. È questo quello che evidenzia il New York Times in un suo editoriale. Il quotidiano americano ha anche affibbiato a questa sensazione una definizione: “languishing”. Tradotto fedelmente in inglese sarebbe malinconico, mesto, stagnante.

È un senso di stagnazione, di vuoto. Ti senti come se ti stessi confondendo tra i giorni. Come se guardassi la tua vita da un finestrino appannato”. Queste sono le parole di Adam Grant, psicologo di fama mondiale, sul New York Times. “È l’assenza di benessere. Non hai sintomi di disagi psichici, ma non sei neanche il ritratto della salute mentale. Non funzioni al massimo delle tue capacità. Il ‘languishing’ spegne la tua motivazione e distrugge la tua capacità di concentrarti”, aggiunge sempre Grant.


Leggi anche: Una ristoratrice disperata, la foto che sta facendo commuovere l’Italia


New York Times: “L’emozione del 2021 è il languishing”

Il termine è stato coniato dal sociologo Corey Keyes. L’intellettuale inoltre è scioccato da quanto anche persone, non colpite da depressione, non riescano a prosperare in qualcosa. Secondo il sociologo, le persone che oggi stanno in silenzio saranno quelle che soffriranno di più fra 10 anni.

L’antidotto contro il “languishing” sembra esserci. E starebbe dentro di noi. In inglese, c’è la parola “flow”, “flusso”/“fluire”, che potrebbe essere proprio l’arma giusta contro l’emozione del 2021. Con questo termine si intende quello stato di abbandono piacevole che proviamo quando siamo completamente assorbiti da qualcosa.

Quel momento in cui perdiamo la cognizione del tempo, dello spazio. Può essere un progetto a cui teniamo molto o una serie tv su Netflix: entrambi possono avere quel magico potere di trasportarci via. E di salvarci, seppure per un momento, dalla negatività.


Leggi anche

Ficarra e Picone su Netflix cambiano genere: la sorprendente trama made in Palermo


Condividi

Post correlati

A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”