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“L’ergastolo ostativo è incostituzionale”, cosa direbbero Falcone e Borsellino?

La Corte Costituzionale ha deciso. L’ergastolo ostativo è incompatibile con la Costituzione. Al via il conto alla rovescia per il Parlamento nell’adottare una legge ad hoc.  

Ergastolo ostativo: cos’è?

L’ergastolo ostativo (“fine pena mai”) è stato introdotto nell’ordinamento penitenziario italiano all’inizio degli anni Novanta. La decisione venne presa dopo le stragi di mafia nelle quali furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La legge stabilisce che le persone condannate per alcuni reati particolarmente gravi, come associazione mafiosa o terrorismo, non possano godere dei “benefici penitenziari”, né delle misure alternative alla detenzione. Ciò significa niente permessi-premio, né semilibertà. La pena dell’ergastolo ostativo, dunque, per la sua durata viene considerata: “fine pena mai”.

La questione di legittimità

La questione di legittimità dell’ergastolo ostativo è stata sollevata per la prima volta dell’avvocata Giovanna Araniti. La causa affidatole era quella di un uomo condannato a vita per reati di mafia e che, per non aver collaborato con la giustizia, si era visto negare tout court ogni eventuale beneficio penitenziario. La causa seguì l’ordinanza emessa nell’ottobre 2019, che aveva dichiarato incostituzionale l’automatismo con il quale si vietano i permessi premio agli ergastolani mafiosi “non pentiti”, anche quando il loro ravvedimento risulti sicuro.


LEGGI ANCHE: Palermo, sit-in contro l’abolizione dell’ergastolo ostativo: il “fine pena mai”


La decisione della Corte Europea

Contro l’ergastolo ostativo, nel 2019, si è anche espressa la CEDU. La Corte europea per i diritti umani aveva invitato l’Italia a rivedere la legge, ritenendola in contrasto con il contenuto della Convenzione europea dei diritti umani che proibisce i “trattamenti inumani e degradanti”. Inoltre, la Corte osservò come l’ergastolo ostativo si ponesse in contraddizione anche con gli articolo 3 e 27 della nostra Costituzione, dedicati alla finalità della pena.

Le reazioni politiche

Immediate le reazioni dei maggiori leader politici alla decisione della Consulta. «Per mafiosi e assassini l’ergastolo non si tocca», commenta il leader della Lega Matteo Salvini. A definirsi perplessi di fronte la decisione, i parlamentari M5S delle Commissioni Antimafia e Giustizia: «Interverremo subito a livello parlamentare, con l’obiettivo di non fare mai un passo indietro e per la tenuta dell’ergastolo ostativo». Ad apprezzare, invece, la scelta i deputati del PD, ritenendola “saggia”, con una particolare attenzione alla riformulazione della disciplina. Intanto, Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, si augura che il legislatore intervenga “in modo da non pregiudicare l’efficacia di una normativa antimafia costata la vita a tanti uomini delle istituzioni”.

Ergastolo ostativo: cosa succede adesso?

La Corte costituzionale dà un anno di tempo al Parlamento per provvedere con una legge ad hoc. La Corte ha preferito non entrare nei dettagli della legislazione. Ha solo suggerito “interventi che tengano conto sia della peculiare natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, e delle relative regole penitenziarie, sia della necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia in questi casi”. Ma è chiaro che se il legislatore resterà inerme entro maggio del 2022, la Consulta abolirà comunque l’ergastolo ostativo dall’ordinamento.

Abolizione ergastolo ostativo: gli scenari

La decisione sull’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo apre certamente le porte a due questioni principali. Da una parte, c’è chi la definisce un passo verso la civiltà. Gli esseri umani sono tutti uguali, in dignità, a prescindere dagli atti che hanno commesso. Questo è uno dei principi cardini della nostra Costituzione, e probabilmente il più impegnativo. Tuttavia, preoccupa già l’impatto che l’abolizione dell’ergastolo ostativo possa avere sulla lotta alla mafia. Un confine tra certezza della pena e la finalità della stessa che continuerà a far riflettere.

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Cristina Riggio

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.

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