Si chiama Angela, ma potrebbe essere un la qualsiasi o un qualsiasi giovane che vive in Sicilia. Una 22enne palermitana ha deciso di scrivere una lettera per raccontare tutte le sue paure sul futuro, che non offre strade ai giovani, soprattutto in Sicilia.
La giovane ha deciso di inviare il suo messaggio alla redazione di Fanpage, raccontando di una terra che la sta condannando a una vita senza lavoro. Un messaggio intenso e che racconta tutta la disperazione di una generazione alla costante ricerca di risposte.
“Sono Angela, ho 22 anni e vivo a Palermo. Sono nata e cresciuta in questa città dannata. La chiamo così, perché non c’è mai stato un singolo momento in questi vent’anni in cui io mi sia mai sentita realmente bene. La mia vita è sempre stata un continuo scendere. Giù, in fondo ad una palude melmosa di problemi in cui sono finita a causa dei miei genitori irresponsabili. Ho una sorella di 28 anni con cui, oltre che le disgrazie e le sfortune, condivido anche i sogni e le speranze.
È logorante vivere qui in Sicilia. Trovare lavoro è impossibile, eppure in questa società odierna è obbligatorio vivere per lavorare. Perché non puoi vivere senza lavoro, me lo ricorda spesso mio padre con le sue battute. Abbiamo provato più e più volte a cercarlo, ma tutto quello che troviamo è solo un mare pieno di pesci già morti. Se non hai quegli anni di esperienza richiesti, rimani qui in casa a fare la muffa con dei genitori a cui fai già puzza e che ti guardano con costante disapprovazione, come se avessi scelto volontariamente di fallire. Eppure non ho scelto io di diventare figlia, come non ho deciso di vivere questa lotta incessante di amare pugnalate
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Lettera di una 22enne palermitana: “Sono disperata”
Amo scrivere e vorrei diventasse un lavoro, ma è troppo da chiedere ad un mondo che non vuole ascoltarti. Oltre ai curriculum, ho anche inviato uno dei miei libri a delle case editrici, ma che sia mai che qualcosa mi andasse bene.
Mi piacerebbe un giorno rileggere questa lettera e sorriderci su, ricordando questo malessere e quest’infelicità come qualcosa di passato, già trascorso, ma quest’isola, queste persone che mi circondano non mi lasciano respirare, non mi fanno vivere in pace.
Ho scritto perché sono disperata.
Sono come una condannata a morte e so già quale sarà la cosa che metterà fine alla mia vita. Sembra che tutto quello che faccio mi porti sempre punto e a capo in un libro che ha tante pagine a disposizione, ma che non posso riempire. Sono bloccata nel mezzo, oscillo ogni tanto, ma solo per finire o nella disperazione o nella rassegnazione.
So che la felicità è un ospite che viene a farci visita di rado, ma esiste un modo per incontrarla ogni tanto, per non essere sempre triste?
Esiste un modo per vivere una vita normale?
Esiste per me un modo per sbloccarmi?
Esiste per me un modo per uscirne?”.