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L’inventore del gelato è un Siciliano: Ecco chi è


Ecco chi è l’inventore del gelato. Per risalire alle origini del gelato bisogna tornare indietro nel tempo di molti secoli, ma la prima gelateria fu aperta a Parigi nel 1686, da un italiano, anzi siciliano.

I gelati come li conosciamo oggi, realizzati con latte, panna, uova e zucchero, refrigerati e lavorati fino a ottenere una consistenza cremosa, sono diversi dai loro “progenitori”. Questi consistevano infatti in bevande o alimenti (principalmente frutta), addolciti talvolta con il miele, mescolati a neve o ghiaccio e conservati in apposite “neviere”. Di queste preparazioni si ha traccia in numerose civiltà antiche, dalla Mesopotamia alla Cina fino ad arrivare all’antico Egitto e a Roma.

IN SICILIA. Poi, nel corso del Medioevo, a fare ampio uso di alimenti ghiacciati furono gli arabi, a cui si deve tra l’altro la parola sorbetto, derivata da sharbat, termine che indicava una sostanza fredda e sciropposa a base di zucchero di canna, petali di fiori e frutti. Le usanze arabe si diffusero quindi in Sicilia, e da qui i primordiali sorbetti sbarcarono nel resto della Penisola trovando estimatori soprattutto in epoca rinascimentale.

La nostra evasione quotidiana ci conduce in estate, al suo protagonista indiscusso, il gelato, che lo scrittore e aforista Guido Rojetti, con un simpatico gioco di parole, ci presenta così: “Il buon gelato deve essere una panna sopra tutti” e al suo creatore, il siculissimo Francesco Procopio dei Coltelli, di cui vi raccontiamo la storia.

LATTE, PANNA E UOVA. Dal Seicento, la pratica di consumare gli antenati del gelato si diffuse in svariate corti europee, e ben presto agli ingredienti base si aggiunsero latte, panna e uova. Su chi abbia affinato la ricetta non vi è certezza, ma in molti indicano quale “padre” del gelato moderno Francesco Procopio dei Coltelli (1651-1727). Siciliano doc, partì per cercare fortuna a Parigi, dove nel 1686 aprì i battenti del Café Procope, locale frequentato da illustri personaggi in cui si potevano assaporare granite, sorbetti e gelati realizzati grazie a una serie di macchinari messi a punto dallo stesso Procopio.

Procopio dei Coltelli

LA STORIA

Sulla sua origine ci sono diverse ipotesi. La prima trae spunto da un racconto popolare che lo vuole nativo di Aci Trezza, culla de “I Malavoglia” di Giovanni Verga, pescatore come il padre Onofrio e il nonno Francesco che, quando non era in mare, si dilettava nella costruzione di una macchina per fare i gelati che migliorasse la qualità di quello che allora si produceva, regalando così, inconsapevolmente, un futuro di successo al nipote. Da sempre con le nevi dell’Etna, unite a succhi di frutta o miele, si preparavano dei sorbetti molto apprezzati dai ricchi aristocratici e dal popolo che mancavano, però, della cremosità del gelato. Procopio studiò a lungo quell’invenzione e dopo innumerevoli prove, costellate da insuccessi,  arrivò il giorno in cui capì che era arrivato il momento di spiccare il volo, come Fortunata, la Gabbianella di Sepulveda, solo che al posto di Zorbail gatto, per lui c’era stato l’amato nonno, con destinazione Parigi.

La seconda ipotesi, che oggi appare la più certa, si fonda su un certificato che, ritrovato nel  1651 presso l’archivio parrocchiale della Chiesa di Sant’Ippolitonel quartiere del Capo, ne attesta la nascita a Palermo da Onofrio e Domenica Semarqua. Nel testo “Il caffè Le Procope”, pubblicato dallo studioso palermitano Marcello Messina, emerge non solo che  il battesimo sarebbe stato celebrato il 10 febbraio del 1651, nel giorno seguente alla sua nascita, ma che il vero cognome, contrariamente a quanto creduto per lungo tempo, era Cutò, un tipicamente siciliano che si pensò derivasse da “Couteaux”, coltelli, da cui, quindi, Procopio dei Coltelli. Della sua origine panormita e aristocratica parla il Dizionario Biografico Universale edito da Passigli a Firenze nel 1846.

Un’altra fonte lo lega al capoluogo siciliano per una  sua prima esperienza commerciale nel campo dei gelati che risalirebbe al 1660 e un’ultima, invece, unendo le altre, lo fa nascere a Palermo, ma vivere, per un lungo periodo, a Trezza.

Sul ruolo di primo piano che la Sicilia ebbe nella creazione di questo cibo divino, testimone d’eccezione è il nobile scozzese Patrick Brydone, che in un suo diario di viaggio di metà Settecento annotò: “L’Etna fornisce neve e ghiaccio non solo a tutta la Sicilia ma anche a Malta e a gran parte dell’Italia, creando così un commercio molto considerevole. In queste contrade arse dal sole, persino i contadini si godono dei bei gelati durante i calori estivi, e non vi è ricevimento dato dalla nobiltà in cui i gelati non abbiano una parte di primo piano: una carestia di neve, dicono i siciliani, sarebbe più penosa che una carestia di grano o di vino. E si sente dire spesso che senza le nevi dell’Etna l’isola non sarebbe abitabile, essendo giunti al punto di non poter più fare a meno di quello che in realtà è un lusso”.

Addirittura Marcel Proust nella sua Recherche, pensando ai gelati, scrisse:

Per i gelati… tutte le volte che ne prendo

voglio templi, chiese, obelischi, rocce.

E’ come una pittoresca geografia

quella che guardo per prima,

per poi convertire quei monumenti

al lampone o alla vaniglia

in freschezza nella mia gola.”

Sicuramente, e non è spirito campanilistico, questa sua visione immaginifica la ebbe grazie a quel siciliano vissuto nella sua Parigi ben due secoli prima.

Procopio dei Coltelli

Nel 1672 Procopio emigra a Parigi e, dopo tanta gavetta, diventato cuoco, nel 1686 apre un suo locale “Le Café Procope“, al numero 13 di rue de l’Ancienne, luogo di grande charme con specchi, cristalli, tavoli in marmo e tessuti alle pareti che, ben presto, diventa cenacolo, oltre che gastronomico, culturale. La Dea fortuna certo gli è accanto quando la famosa “Comédie Française” si trasferisce proprio di fronte al locale, rimanendovi dal 1689 al 1782 e favorendone la frequentazione da parte di artisti e gente di teatro. Si narra che il re Luigi XIV, ghiotto dei suoi gelati, gli affidò, tramite apposita concessione reale, l’esclusività di produzione e vendita di alcune delizie. Il Café Procope , infatti, oltre a un apprezzatissimo caffè, era noto per le  “acque gelate”, cioè granite, e una serie di sorbetti, alcuni dei quali dai suggestivi nomi come “fiori d anice”, “fiori di cannella”, “frangipane” e altri “al succo di limone”, “al succo d’arancia”, “alla fragola”, “al gelsomino”; prelibatezze quali le “uova dolci e fredde”, ossia dei mantecati ghiacciati di forma ovale a vari gusti di frutta, le celebri “parigine”, tramezzini formati da due cialde ripiene di gelato, e uno specialissimo liquore, il “Rosa del Sole”.

Col tempo diventò il luogo di ritrovo più famoso della capitale francese e fra il ‘700 e l’800 vi si potevano incontrare, immaginatevi protagonisti di “Midnight in Paris” di Woody Allen, nomi del calibro di Voltaire, George Sand, Balzac, Victor Hugo, Robespierre, Danton, Marat, Diderot e D’Alembert, Napoleone, Benjamin Francklin, Anatole France, Paul Verlaine, arricchendolo di numerosi aneddoti, che la memoria popolare ha tramandato fino ad oggi. Si racconta, ad esempio che Diderot vi compose alcune pagine della celebre Encyclopédie, mentre una targa commemorativa ricorda come Benjamin Franklin vi abbia preparato il progetto di alleanza tra Luigi XVI e la neonata repubblica”.

Procopio dei Coltelli

Nel 1675, passiamo al suo privato, si unì in matrimonio, presso la chiesa di Saint Sulpice, con Marguerite Crouin da cui ebbe otto figli. Nel 1685, l’anno prima dell’apertura del Café, ottenne la nazionalità francese e dieci anni dopo sposò Anne Françoise Garnier da cui ebbe altri quattro figli. Nel 1717, ormai anziano e vedovo, si ritirò dall’attività, ma l’anno seguente, dopo un nuovo matrimonio, con la giovane Julie Parmentier, ringalluzzito, ebbe un ultimo figlio. Fu proprio la sua prole a raccoglierne il testimone nella gestione del locale prima della sua morte avvenuta il 10 febbraio del 1727.

Il 24 marzo del 2017, in occasione della Giornata Europea del Gelato Artigianale, l’Amministrazione Comunale di Palermo e Sherbeth, il Festival Internazionale del Gelato Artigianale, hanno inaugurato “Piazza Francesco Procopio Cutò“, all’interno del complesso denominato “Area Quaroni” che si affaccia su via Maqueda, via Sant’Agostino e sul vecchio piano di Sant’Onofrio, uno spazio della memoria condiviso.

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