I politici, in campagna elettorale per il 25 settembre, stanno parlando poco di Università. Sembra quasi essere un tema dai contorni marginali. Malgrado alcuni dati siano allarmanti, come l’Italia al penultimo posto per laureati in Europa.
A dare la propria idea su questa problema è una laureanda, Emma Ruzzon (22 anni), tra le pagine dell’Espresso. “Quella di oggi nel nostro Paese è un’università incentrata interamente sul merito, dove regna la competizione e la conquista dei pochi servizi a disposizione. Dove i numeri chiusi ne rendono difficile l’accesso, l’assenza di alloggi ostacola i fuorisede, le poche borse di studio filtrano chi può frequentarla.
A tutto questo si somma il costo della vita in continuo aumento e la nostra precaria condizione psicologica. Insomma, l’università di oggi non è per tutt* ma solo per chi può permettersela, per chi già proviene da condizioni familiari privilegiate. Pubblica in teoria ma elitaria nella pratica. Vivere da fuorisede è difficile: i prezzi degli appartamenti stanno aumentando mentre i posti letto nelle residenze pubbliche diminuiscono, portando studentesse e studenti ad abbandonare gli studi perché non possono permettersi di vivere fuori casa.
“L’istruzione rimane la grande assente nel dibattito elettorale di oggi, nonostante si parli, più o meno strumentalmente, di futuro e di giovani. Questo perché glissare e meglio che affrontare il problema: l’Italia è al penultimo posto per laureat* in Europa, un fatto esemplificativo.
“Quella di oggi nel nostro Paese è un’università incentrata interamente sul merito, dove regna la competizione e la conquista dei pochi servizi a disposizione. Dove i numeri chiusi ne rendono difficile l’accesso, l’assenza di alloggi ostacola i fuorisede, le poche borse di studio filtrano chi può frequentarla”.
A tutto questo si somma il costo della vita in continuo aumento e la nostra precaria condizione psicologica. Insomma, l’università di oggi non è per tutt* ma solo per chi può permettersela, per chi già proviene da condizioni familiari privilegiate. Pubblica in teoria ma elitaria nella pratica.
La campagna “Chiedimi Come Sto” promossa da Udu, Rete degli studenti medi e Spi Cgil, ha tradotto in dati questa condizione, ponendo alcune soluzioni concrete: potenziare i servizi psicologici all’interno di scuole e università e istituire la figura dello psicologo di base.
Per quanto riguarda il rapporto tra mondo dell’istruzione e del lavoro, la Rete degli studenti medi ha una posizione chiara sul Pcto dopo le mobilitazioni di quest’anno: appurata la sua inefficacia, il fulcro deve tornare nell’istruzione stessa, non concentrandosi nell’ingresso nel mondo del lavoro ma nella conoscenza effettiva di cosa questo mondo sia e di quali sono i nostri diritti”.