In quest’epoca di profonde trasformazioni sociali e politiche, è inevitabile interrogarsi sullo stato della politica contemporanea e sul ruolo che i media e i social network hanno assunto nel modellarne il volto.
Da osservatore attento, ho assistito a un lento ma inesorabile mutamento: la politica è diventata un palcoscenico dove prevalgono l’immagine e la retorica, piuttosto che la sostanza e l’azione. Ma, in fondo, è questa la politica che ci rappresenta?
La politica di oggi sembra riflettere un cambiamento culturale più ampio, dove l’immagine è tutto e la sostanza passa in secondo piano. I social media hanno amplificato questo fenomeno, trasformando politici in personaggi pubblici costantemente sotto i riflettori, dove ogni post, ogni tweet, diventa una dichiarazione di posizione o un’arma retorica. Ma è giusto incolpare solo loro?
Riflettiamo sui grandi statisti del passato, figure che hanno plasmato la storia con la loro visione e le loro azioni. Uomini e donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia, non per la loro abilità nel manipolare l’opinione pubblica, ma per le loro scelte coraggiose e spesso impopolari. Avrebbero potuto essere altrettanto influenti in un’era dominata dai social media?
Immaginiamo un Cavour o un De Gasperi alle prese con i social media. Avrebbero ceduto alla tentazione di ridurre la politica a una serie di post ben calibrati per catturare l’attenzione? O avrebbero mantenuto quella fermezza di intenti e quella visione a lungo termine che li ha resi figure chiave della nostra storia? La risposta a questa domanda potrebbe essere sconcertante.
Questo ci porta a una riflessione più profonda: la classe politica di oggi è davvero così diversa da quella del passato, o siamo noi, come società, a essere cambiati? In un mondo dove la comunicazione è immediata e onnipresente, forse è inevitabile che anche la politica si adatti a queste nuove regole del gioco. Tuttavia, ciò solleva un interrogativo etico: stiamo sacrificando la qualità della nostra democrazia sull’altare dell’immagine?
Non dobbiamo dimenticare che i politici sono il riflesso della società che li ha eletti. Se lamentiamo la superficialità e il narcisismo della nostra classe politica, forse dobbiamo anche interrogarci sul nostro ruolo in questo. Siamo noi, con i nostri like, condivisioni e commenti, a contribuire a questa cultura dell’immagine a discapito della sostanza.
E’ giusto chiederci se i grandi statisti del passato avrebbero potuto emergere in questo clima mediatico. Ma è altrettanto importante chiederci cosa possiamo fare, come cittadini, per richiedere e sostenere una politica più autentica e meno teatrale. La risposta a queste domande determinerà il futuro della nostra democrazia e il tipo di società in cui vogliamo vivere.