Vi ricordate di Giuseppe Anzelmo, lo specializzando palermitano in trincea al nord? Ve lo avevamo presentato a fine marzo quando, in piena Pandemia, aveva deciso, da neo laureato in medicina, di lasciare la Sicilia per aderire al bando di Regione Lombardia per l’emergenza sanitaria. Giuseppe ha 27 anni ed è laureato in medicina. Per 4 mesi, da marzo a giugno scorso, Giuseppe è stato in servizio a Crema (in foto lui durante l’esperienza cremasca), in uno degli ospedali trincea della battaglia al Covid-19. Lì ha vissuto una esperienza straordinaria, “fuori dal comune”, come lui stesso ci racconta, e grazie al suo inglese ha anche affiancato il gruppo di medici cubani nella struttura da campo allestita dall’esercito.
Giuseppe Anzelmo, Lo specializzando palermitano: Lascio tutto per dare una mano al Nord
A fine giugno Giuseppe era tornato in Sicilia. Nel reparto dell’ospedale di Crema, in cui aveva lavorato tanto alacremente per assistere i malati covid, non c’erano più pazienti positivi. “Si respirava di nuovo aria pulita” ci ha detto Giuseppe, e così, quando sembrava che l’incubo fosse passato, lui aveva provato a riprendere la sua vita di giovane laureato in medicina in terra di sicula. Aveva anche tentato il test di ammissione per la specializzazione a settembre, ma non è andato.
A quel punto Giuseppe da Palermo ha iniziato a proporsi alle strutture sanitarie siciliane tramite la partecipazione a bandi di concorso e l’invio di cv. “Avrei fatto di tutto per rimanere in Sicilia, ma non sono riuscito”, ci confessa Giuseppe con una certa amarezza. “Speravo di poter spendere l’esperienza acquisita a Crema nella mia terra- ci dice- ma non è stato possibile. Magari al mio posto sono stati reclutati ragazzi neolaureati senza esperienza ma evidentemente, non mi hanno voluto…ce l’ho messa tutta. Mi ero anche proposto per poter andare a fare i tamponi a domicilio. Ma nulla. Io non riuscivo più a starmene con le mani in mano, dovevo tornare in trincea. La situazione mi sta molto a cuore e credo che sia doveroso da medico fare qualcosa.”
Così Giuseppe decide di partecipare ad un bando per i Pronto Soccorso di Seriate, nel bergamasco, e delle cittadine limitrofe. Stamattina quando lo raggiungiamo al telefono ci dice: “Ieri sera ho preso la nave e stamattina sto guidando alla volta di Bergamo”.
Non sono tanti i tuoi colleghi che hanno deciso di fare questa scelta, gli dico. Giuseppe mi risponde così:
” I miei colleghi che non hanno deciso di fare questa scelta non li biasimo. Ognuno ha le proprie sensibilità e le proprie propensioni lavorative. Sono scelte personali e sono anche molto difficili. Lavorare in Pronto Soccorso è tosto, soprattutto in questo periodo. Ci vuole sangue freddo, coraggio, determinazione”
A quel punto mi viene in mente la famiglia di Giuseppe, penso a come reagirebbe la mia in una situazione del genere e gli chiedo: La tua famiglia come l’ha presa, come vive questa tua scelta?
“Ha paura per me ovviamente- mi dice Giuseppe- ma mi conoscono, conoscono la mia indole e mi incoraggiano e mi stimano, nonostante il loro timore”.
Alla fine della chiacchierata Giuseppe mi chiede di poter fare attraverso noi un appello a tutta la gente, soprattutto ai giovani
“Voglio fare un appello a tutti, sensibilizzare la gente a seguire le regole. Bisogna prendere in mano con responsabilità la situazione, e ognuno nel proprio piccolo può fare la sua parte. Il numero di contagi è il frutto delle scelte quotidiane di ognuno di noi. A prescindere dalle regole imposte dai vari dpcm, se ognuno di noi riuscisse a darsi delle regole da seguire, dei comportamenti corretti da attuare, si potrebbe arrestare l’aumento dei contagi e le regole restrittive potrebbero essere meno stringenti.”
Grazie Giuseppe per la tua testimonianza! Ti facciamo un grande in bocca al lupo per questa nuova esperienza di sacrificio e ti rigraziamo a nome di tutta la comunità italiana.
La storia del dottore Anzelmo è un bell’esempio di passione e altruismo.
E’ una bella storia da raccontare e noi siamo felici di farlo, soprattutto di questi tempi in cui si raccontano solo cose tristi. Siamo felici di poter raccontare di Giuseppe, che dal profondo sud è emigrato per essere parte attiva della “resistenza al covid”, in prima linea.
Continueremo a raccontare l’esperienza di Giuseppe. Lui sarà i nostri occhi e ci regalerà piccole testimonianze di grande umanità, finchè non potremo dire che la lotta contro questo nemico invisibile sarà stata vinta.